Coldiretti Catania, «c’è un modo per battere la “Tristeza”»

Coldiretti Catania, «c’è un modo per battere la “Tristeza”»

CATANIA – La Coldiretti Catania lancia nuovamente l’allarme per Citrus Tristeza Virus la malattia mortale che colpisce le arance e che si sta diffondendo in maniera sempre più capillare in tutta la regione. Da Catania a Siracusa da Ragusa ad Enna arrivando fino ad Agrigento, il virus continua a uccidere gli agrumeti. Un fenomeno che rischia di compromettere la già delicata situazione agrumicola siciliana.

giovanni pappalardo

Il presidente della Coldiretti di Catania Giovanni Pappalardo mantiene alta l’allerta: “Migliaia di ettari sono stati colpiti dalla ‘Tristezza’ negli ultimi anni e migliaia ancora rischiano di essere colpiti se non si interviene immediatamente”. 

Presidente, cosa succede quando la pianta viene colpita da questo virus e cosa si può fare per combatterlo?

“Quando il virus attacca la pianta questa nel giro di poco tempo inizia a seccare fino ad arrivare alla morte. Il problema più grave è che questa è una malattia ‘contagiosa’ che non aggredisce la singola pianta ma anche quelle che vi stanno intorno. Non esiste una cura, l’unica soluzione è espiantare l’albero malato sostituendolo con uno immune o resistente”.

Con quali costi?

“I costi per l’agricoltore ovviamente sono elevatissimi e non mi riferisco solo a quelli necessari per procedere all’espianto e al reimpianto ma penso soprattutto al mancato reddito. Prima che la nuova pianta entri in produzione passano 4-5 anni. È necessario dunque che la Regione e lo Stato attuino una forte politica di sostegno in questo settore”.

Che tipo di interventi secondo lei, la Regione e lo Stato dovrebbero attuare?

“Un primo intervento, putroppo insufficiente, era stato approntato dalla Regione gia due anni fa quando furono stanziati 10 milioni di euro per aiutare gli agricoltori in questo processo di rinnovo degli agrumeti. Ovviamente la cifra stanziata non è stata sufficiente per coprire l’intera richiesta di aiuti. Adesso, la nuova P.A.C. può rappresentare uno strumento fondamentale, attraverso la previsione di un’apposita Misura nel PSR 2014-2020 e di un Piano Straordinario di intervento con il MIPA da concordare con la UE. In tal modo sarebbe possibile procedere ad un intervento di reimpianto e riconversione varietale su larga scala”.

Quindi non tutti i mali vengono per nuocere o le prospettive rimangono comunque negative?

“Personalmente sono per la prima ipotesi. Quella della Tristezza può rappresentare l’occasione per rinnovare e orientare in maniera intelligente la nostra produzione agrumicola. Diversificando le nuove produzioni, non innestando in pratica la medesima varietà di arancia appena espiantata, e orientando queste alle attuali richieste di mercato si consentirebbe all’agrumicoltura etnea e siciliana di riconquistare i mercati nazionali ed internazionali attraverso una presenza varietale più completa e più dilatata nel tempo con produzioni che potrebbero arrivare a coprire un periodo commerciale ampio da ottobre a maggio. Il nostro limite infatti è stato proprio quello di produrre per l’80% un’unica varietà di arance, il tarocco”.

Quali sono le altre proposte di Coldiretti per rilanciare il comparto?

“Come detto quella del PSR è senz’altro la misura più corposa ma che da sola rischia di essere insufficiente. Da anni chiediamo interventi specifici e mirati per ridare ossigeno a questo settore, mi riferisco ad azioni di rilancio, che puntino fra l’altro alla certificazione di qualità, al riconoscimento e alla marchiatura protetta; ad attività di promozione e di comunicazione verso i consumatori per incentivare il consumo di prodotto siciliano ed azioni di contrasto alle importazioni di prodotto che divengono “Born in Sicily” appena sbarcano nella nostra regione; a misure di maggiore contrasto e di controllo all’origine sulle importazioni di prodotto proveniente da Paesi extra UE, sia come prodotto fresco che come piante e materiale di moltiplicazione vegetale e soprattutto ad azioni di sostegno dell’associazionismo e della cooperazione mirate a favorire l’accorpamento di quelle strutture economiche oggi esistenti ed economicamente sostenibili, al fine di concentrare l’offerta per un più efficace potere contrattuale sui mercati e per migliorare l’efficacia delle azioni di promozione troppo spesso frammentate fra troppi soggetti” .