Ammortizzatori sociali e criticità del sistema

CATANIA – Si è tenuta ieri, presso i locali della CGIL di via Crociferi a Catania, la conferenza stampa sul tema scottante degli ammortizzatori sociali, allo scopo di mettere in luce le diverse criticità del sistema.

All’incontro sono intervenuti il segretario generale della Camera del lavoro, Giacomo Rota, il direttore Inca Cgil, Vincenzo Cubito, il responsabile del Dipartimento del lavoro, Giuseppe Oliva e il segretario confederale Giovanni Pistorìo.

I numeri non sono dei più confortanti. Dall’incontro, infatti, viene fuori una situazione forse mai così critica, alimentata, tra le altre cose, da una crisi che sembra non subire battute d’arresto.

Catania, nello specifico, risulta una delle province italiane più colpite con 36.000 lavoratori ricorrenti al sussidio di disoccupazione ordinaria, 1680 cassa integrazione ordinarie attivate, 13571 cassa integrazione straordinarie, 1400 cassa integrazione in deroga, oltre a 2800 richieste di mobilità in deroga.

Dal confronto dei dati resi noti dalla CGIL, tra il 2012 e il 2013, il numero di lavoratori che ricorre a CIGO (cassa integrazione guadagni ordinaria) CIGS (cassa integrazione guadagni straordinaria) e CIGD (Cassa integrazione guadagni in deroga) aumenta di oltre il 130% (da 6.562 del 2012 a 15.318 del 2013), mentre gli importi erogati si riducono drasticamente del 49% (da circa 114 milioni di euro a poco meno di 60 milioni) (Fonte: Osservatorio CIG – Dipartimento settori produttivi: Industria, Agricoltura, artigianato, cooperazione – www.cgil.it/Osservatori/CIG).

Appare chiaro, dunque, che un aumento del ricorso a tali strumenti non accompagnato da un corrispondente aumento delle prestazioni all’uopo erogate, non può mai portare a nulla di buono. Le previsioni sul futuro, per altro, non lasciano spazio a considerazioni ottimistiche.

La proposta della CGIL è quella della “Universalità degli ammortizzatori sociali”, ossia un sistema che non dipenda solo dalla fiscalità generale, ma che preveda il finanziamento di tali strumenti anche mediante la partecipazione delle aziende. Ciò aiuterebbe a sostenere il peso economico degli ammortizzatori che, altrimenti, rischiano di scomparire e di lasciare milioni di “lavoratori” soli e senza speranza.