MESSINA – Le Volanti di Messina mettono a segno un arresto nell’ambito dell’ordinaria attività di controllo del territorio, finalizzata tra le altre cose al contrasto del fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti in città.
Stavolta a essere sottoposto alla misura limitativa della libertà personale è stato un 56enne messinese, ritenuto responsabile del reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente del tipo marijuana che lo stesso essiccava in un appartamento usato come “laboratorio artigianale”, all’interno del quale la droga veniva lavorata sino a ottenere le dosi da smerciare, con ogni probabilità, sul mercato cittadino.
Ad arrestarlo e a scoprire l’appartamento usato per l’essiccazione, la lavorazione e il confezionamento dello stupefacente, sono stati i poliziotti delle Volanti, insospettiti, durante l’ordinario controllo del territorio, dal forte e caratteristico odore della Cannabis.
La casa era stata attrezzata per tutte le fasi della produzione: dalla coltivazione, che si evinceva dai resti delle piante di Cannabis tagliati e gettati all’interno di alcuni bidoni, all’essicazione, che veniva artigianalmente svolta con l’ausilio di comuni stendibiancheria, all’uopo utilizzati come “essiccatoi casalinghi” per le infiorescenze della pianta, che veniva garantita anche con un apposito sistema di riscaldamento.
Rinvenuto all’interno dello stabile anche un bilancino di precisione, un’apparecchiatura che garantiva la chiusura di buste sottovuoto e altro materiale verosimilmente utilizzato per il confezionamento delle singole dosi.
A confermarne la destinazione d’uso, i circa 700 grammi di marijuana allo stato erbaceo che i poliziotti hanno rinvenuto e sequestrato in contenitori diversi quali buste, vaschette e persino bacinelle e il cui principio attivo puro del tipo “Delta 9-THC” avrebbe fruttato complessivamente più di mille dosi.
I poliziotti delle Volanti hanno pertanto proceduto all’arresto in flagranza dell’uomo. A seguito di rito direttissimo, l’arresto è stato convalidato e sono stati disposti gli arresti domiciliari aggravati dall’obbligo di portare il “braccialetto elettronico”.
Si precisa che il procedimento è ancora in fase di indagini preliminari e che, in ossequio al principio di non colpevolezza e fino a sentenza di condanna passata in giudicato, sarà svolto ogni ulteriore accertamento che dovesse rendersi necessario, anche nell’interesse dell’indagato.