PALERMO – Ha lasciato sgomenti il raid vandalico al centro Padre Nostro, fondato da don Pino Puglisi, nel quartiere Brancaccio di Palermo.
Su quanto accaduto notte tra sabato 22 e domenica 23 gennaio, quando dei malviventi hanno vandalizzato quattro pannelli con le foto della storica visita di Papa Francesco nel capoluogo siciliano, arrivano il commento del consigliere comunale, Leonardo Canto, che scrive: “Stamane ho portato la mia solidarietà ai volontari che hanno subito l’ennesimo Raid nella struttura di Via San Ciro.
Si è trattato dell’ultimo di una lunga serie che manifesta, ancora una volta, la presenza di un forte disagio sociale che si vive nei quartieri periferici della città. Ritengo che la semplice repressione del fenomeno non basta: essenziale per la nostra comunità è ristabilire quella coesione del tessuto sociale che si è sfilacciata soprattutto negli ultimi anni – prosegue il consigliere Canto -. Torno a ripetere che misure come il reddito di cittadinanza hanno soltanto spostato il disagio dei percipienti dalle piazze e dagli enti caritatevoli verso la propria dimensione privata. Non possiamo fermarci all’erogazione di una somma mensile e pensare di avere così risolto i problemi sociali nella nostra città: è essenziale attivare al più presto i PUC e quelle misure di inserimento dei percettori del reddito in attività di volontariato a beneficio della collettività.
L’attacco al Centro padre Nostro rappresenta un attacco al cuore dei valori su cui si fondano le istituzioni e il vivere civile e trovano terreno fertile nell’emarginazione sociale – prosegue -. Ho inviato stamane una nota al nuovo sovrintendente del Teatro Massimo di Palermo Marco Betta per richiedere l’organizzazione di spettacoli e iniziative culturali, nel periodo estivo, in tutti i quartieri periferici della città: dobbiamo portare la musica, l’arte, la poesia, nelle nostre periferie, dobbiamo portarla fuori dal Teatro e per la strada: sarà un semplice primo passo ma ‘non di solo pane vive l’uomo’ e le istituzioni a vario livello devono cooperare per ridare una vera centralità sociale e culturale ai nostri quartieri periferici.
Se non ristabiliamo quella coesione sociale e quel senso di appartenenza, fenomeni come questo purtroppo – conclude il consigliere comunale – saranno sempre più frequenti e neanche 100 telecamere o un inasprimento della repressione potranno placarli“.