Passaporto vaccinale per accedere a eventi e locali: ecco il paragone con le norme negli altri Paesi

Passaporto vaccinale per accedere a eventi e locali: ecco il paragone con le norme negli altri Paesi

MONDO – Dopo giorni, anzi settimane, di dibattito l’altro ieri il Presidente del Consiglio ha comunicato che nel nuovo decreto è prevista l’obbligatorietà dell’uso del Green pass anche all’interno del territorio nazionale per poter accedere a servizi, locali ed eventi. Una decisione che sta spaccando in due il Paese tra chi è contrario a questa scelta e tra chi la considera necessaria per poter proseguire in sicurezza.

La scelta intrapresa dal Governo Draghi ha provocato lo scoppio di vere e proprie proteste su tutto il territorio nazionale, oltre a lunghi dibattiti televisivi tra politici e non. Una situazione che sembra non essere troppo distante da quanto accaduto nella vicina Francia e, in parte, anche in Regno Unito.

L’Italia, infatti, non è il primo paese a imporre l’obbligatorietà del passaporto vaccinale. Ma vediamo adesso nel dettaglio quali sono le similitudini e le differenze con le scelte intraprese dagli altri paesi.

Francia – dalle misure draconiane alla revisione della norma

Il Governo aprifila in Europa è quello francese guidato da Macron. Il Presidente della Repubblica Francese aveva dapprima annunciato l’obbligo del certificato a bordo di treni e bus, ma poi ha previsto l’estensione anche per negozi, supermercati, locali, bar, teatri e ristoranti. Una via molto rigida che prevedeva tra l’altro delle sanzioni salatissime, ovvero fino a 45mila euro.

Una line molto dura e aspra che ha fatto scoppiare subito proteste dei cittadini e lotte in Parlamento. A lamentarsi, in primis, ristoratori e baristi che hanno spiegato come non abbiano l‘autorità per improvvisarsi forze dell’ordine, controllando documenti ed eventualmente cacciando clienti. I manager dei locali più grandi, invece, hanno alzato un polverone sui costi, sia in termini economici che di tempo, dei controlli all’ingresso. Ad aggiungersi alla “battaglia” contro la normativa imposta vi sono stati anche i consulenti legali del Governo che avrebbero sottolineato come vi fosse il rischio che la legge limitasse l’accesso al cibo e ai beni primari. Limitazioni che sarebbero, secondo gli esperti, sproporzionate ai benefici.

Dall’altro lato della barricata, invece, si sottolinea come sia fondamentale tenere a bada i contagi, in forte risalita in Francia, per evitare l’insorgenza di nuove varianti che, stavolta, rischiano di essere vaccino-resistenti. Il Governo, come anche spiegato da Macron, ha adottato la misura in questione per spingere i cittadini francesi a vaccinarsi. Subito dopo l’annuncio, infatti, dell’imposizione delle misure draconiane, sono stati 3,7 milioni le prenotazioni vaccinali.

In ogni caso, nelle scorse ore, sono stati previsti cambiamenti decisivi rispetto a quanto annunciato. In primi la multa è stata tagliata a 7.500 euro. Rimosso, inoltre, l’obbligo di passaporto vaccinale all’interno dei centri commerciali e per cinema, musei ed eventi la regola vale solo se si superano 50 persone presenti. Si è sgonfiato, così, di molto il progetto previsto da Macron.

Tra le varie differenze con l’Italia, vi è anche quella relativa l’ottenimento del “pass sanitario”. In Francia lo si ottiene solo in 3 specifici casi:

  • Vaccinazione, a condizione che le persone abbiano un programma di vaccinazione completo e il tempo necessario dopo l’iniezione finale, sia:
    7 giorni dopo la seconda iniezione per vaccini a doppia iniezione (Pfizer, Moderna, AstraZeneca);
    4 settimane dopo l’iniezione per i vaccini con una singola iniezione (Johnson & Johnson);
    7 giorni dopo l’iniezione per i vaccini in persone con una storia di Covid (1 singola iniezione).

Molto diverso da quanto previsto in Italia dove, al momento, il pass è ottenibile anche solo dopo la prima dose di vaccino.

  • Prova di un test negativo inferiore a 48 ore per il “pass sanitario” per l’accesso ai grandi eventi interessati e un massimo di 72 ore per il controllo sanitario “in viaggio”;
  • il risultato di un test RT-PCR positivo che attesta il recupero da Covid-19, datato almeno 11 giorni e meno di 6 mesi.

Il resto rimane similare a quanto previsto da Draghi. D’altronde, il Governo italiano avrà sicuramente dato uno sguardo a quanto previsti da cugini francesi, evitando però alcune delle decisioni drastiche che erano state assunte in prima battuta dal presidente Macron.

Regno Unito – Misure post-estate

Il Governo presieduto da Boris Johnson ha annunciato in Parlamento, attraverso il ministro Zahawi, che si occupa dello svolgimento della campagna vaccinale, che vuole mettere al voto dei membri del Parlamento una legge che imponga l’uso del passaporto vaccinale per accedere ai “grandi eventi” e alle discoteche.

Una scelta che si scosta di molto da quanto previsto dal Governo Draghi e dal Governo Macron. In Inghilterra, sarebbe sbagliato parlare di Regno Unito in quanto la Sanità e di competenza dei vari governi decentrati, Johnson vorrebbe inserire l’obbligatorietà solo per i grandi festival, concerti, eventi sportivi e discoteche e, forse, anche se ancora poco chiaro, anche per i pub.

Ma non solo. questa non è l’unica differenza rispetto a quanto imposto da Italia e Francia. Infatti, le regole entreranno in vigore a partire da fine settembre, lasciando l’estate libera “da restrizioni” e poi il passaporto vaccinale sarà solo ed esclusivamente per chi ha doppia dose di vaccino e non ha tamponi o guariti. Una scelta che quindi stringerebbe di molto il cerchio, non permettendo in nessun modo che si scampi dalla vaccinazione per poter accedere a discoteche ed eventi.

Il Governo Johnson ha, intanto, consigliato a imprese e business di iniziare già durante l’estate a controllare i pass in modo tale da trovarsi preparati qualora la norma entrasse in vigore.

L’annuncio del Governo sta scatenando non poche polemiche: non sono mancate, come di consueto, le proteste a Londra. Secondo alcuni, infatti, la norma starebbe “infimamente” inserendo l’obbligo vaccinale. In Parlamento, invece, il dibattito riguarda più l’incoerenza del Governo che l’applicazione della norma. I Laburisti, infatti, sottolineano che è un controsenso dire che per ora è sicuro andare in discoteca ma che da settembre abbiamo bisogno del vaccino. All’opposizione, inoltre, si evidenza che avere il vaccino non assicura la non trasmissione del virus e che, quindi, sarebbe solo un‘imposizione inutile con benefici discutibili, consigliando invece di incrementare ancor di più il tracciamento e i test di massa. Ricordiamo che in Inghilterra, da oramai mesi, tutti i cittadini accedono gratuitamente a 2 test rapidi alla settimana.

Sono ancora in pieno dibattito i governi decentrati di Scozia, Galles e Nord Irlanda che, ancora, non hanno presentato delle regole   per l’uso del passaporto vaccinale per eventi e clubs.

Israele – “storia di un successo”

Fuori dal “Vecchio Continente”, una Paese aprifila nell’adozione del Green pass, grazie anche alla velocissima campagna vaccinale, è stato Israele. Nel paese mediorientale, già da primavera è stato introdotto un certificato digitale. Il documento, che si ottiene solo dopo 7 giorni dalla seconda dose (quindi come si vorrebbe prevedere in Inghilterra), serve per accedere ad attività come ristoranti, locali e pub.

La decisione, rispetto a quanto sta accadendo nel resto di Europa, è stata accettata di buon grado e, dalle stime delle primissime settimana, i tempi medi di controllo dei clienti sono sotto il minuto e sono in continua accelerazione man mano che tutti si sono abituati, un po’ come successo con le mascherine.

Unica pecca in Israele, che ha portato a qualche lamentela, era la reperibilità del pass. Infatti l’app dalla quale si accede al certificato presentava diversi bug oltre a una constante instabilità a causa del flusso si utenti. La soluzione, in attesa che i problemi fossero risolti, è stata stampare il Qr code.