ITALIA – Oggi, 11 luglio 2021, è una data importante per gli italiani e gli appassionati di calcio: lo Stadio di Wembley a Londra ospiterà la finale di Euro 2020, e l’Italia sarà protagonista assieme all’Inghilterra. È un momento storico particolare e questo evento, con ogni probabilità, allontanerà per qualche ora i riflettori dal protagonista indiscusso degli ultimi tempi: il Covid.
Proprio alla luce degli eventi degli ultimi mesi, caratterizzati da lockdown “a intermittenza” e rinunce di varia natura, l’incontro calcistico assume un significato più profondo per molti. A dimostrarlo è il coinvolgimento mostrato dagli italiani (non amanti dello sport compresi) in occasione della lunga e tormentata semifinale, tanto forte da far perfino dimenticare (erroneamente) le norme anti-Covid durante i festeggiamenti post-partita e da tenere incollati allo schermo anche i meno esperti.
Per qualche ora, e solo per qualche ora, questa sera l’attenzione collettiva si incentrerà sulla palla e sull’energia travolgente degli azzurri, non sulle troppe cose che ancora non vanno e sui drammi che purtroppo non andranno via oggi. Un momento da sogno, quasi “utopia”: una società unita, forte, in ripresa.
Se gli italiani hanno lasciato che la rabbia e il risentimento avessero la meglio negli scorsi mesi, con attacchi reciproci e alle autorità “dal vivo” e sui social, almeno durante la partita i connazionali torneranno uniti, riavvicinati dalla speranza di portare a casa la coppa degli Europei e di poter vedere una semplice partita di calcio come l’inizio di una ripresa in senso più ampio. Concentrarsi su uno spaziotempo apparentemente “chiuso”, che però apre a nuove possibilità, e non su una serie virtualmente infinita di drammi è forse un bisogno più che una scelta consapevole.
La vittoria è importante per l’Italia, e non per motivi esclusivamente sportivi. Altrimenti a seguire la partita ci sarebbero solo gli amanti del calcio. Perché il calcio diventa così potente emotivamente? Perché riesce a smuovere più di quanto non facciano tutti i problemi economici, sociali, politici e sanitari che ci travolgono quotidianamente? E perché proprio per l’Italia la vittoria nello sport può diventare un simbolo di ripresa?
Sono tutte domande che, forse, in una forma o nell’altra, sono state poste più volte e la cui risposta non è necessariamente immediata. Il dato, però, è evidente: non ci sono quasi cittadini italiani che non sappiano della finale di Euro 2020 e che non abbiano condiviso almeno una bandiera italiana sui social, esultato al rigore decisivo di Jorginho contro la Spagna o incoraggiato la nostra nazionale. La partita contro l’Inghilterra rappresenta l’ennesimo ostacolo che si spera di superare con successo e l’eventuale vittoria significherebbe la realizzazione di un sogno: vedere l’Italia sentirsi ancora in cima al mondo, come dopo i Mondiali del 2006, e oscurare la parentesi Covid almeno temporaneamente.
Grazie a questo sogno, l’Italia intera si unisce e crea una sorta di “microcosmo” in cui almeno per un po’ tutto può andare bene, dove la speranza non è più un ricordo ma una possibilità realizzabile e dove non è finito tutto con l’emergenza sanitaria. La vittoria eventuale, a prescindere dalle conseguenze in termini economici o di prestigio, rappresenterebbe la ripartenza, l’unione, l’orgoglio, la speranza. È per questo che le vicende della nazionale sembrano coinvolgere tutti così tanto, anche chi non conosce tutti i termini tecnici e non possiede strumenti tecnici per definire alla perfezione le formazioni e le azioni in campo: non si tratta solo di ragazzi che corrono dietro a un pallone o che valgono più di milioni di persone che lavorano per l’Italia ogni giorno, ma di momenti di unione, di energia rinnovata, di attesa e di fiducia.
Non accade solo con il calcio. Il trionfo dell’Italia in una competizione è sempre una scarica di adrenalina: lo hanno dimostrato anche la vittoria, in campo musicale, dei Måneskin all’Eurovision Song Contest o i recenti grandi successi italiani in campo sportivo, intellettuale e culturale. Di fronte a una lettura “diversa” dell’entusiasmo che ha travolto la nazione di fronte a una finale molto attesa, allora, non rimane che augurarsi che la partita si concluda con l’esito sperato e che l’unione che caratterizzerà gli italiani nella serata conclusiva degli Europei diventi la normalità, perché in questo momento il Paese ha bisogno di speranze e collaborazione, forse più di quanto sia disposto ad ammettere.
Fonte immagine: Uefa.com