Catania, così 3 agenti della Municipale “favorivano” il clan Cappello-Carateddi

Catania, così 3 agenti della Municipale “favorivano” il clan Cappello-Carateddi

CATANIA – Nell’ambito di articolate attività di indagine coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania – Direzione Distrettuale Antimafia, militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, sono stati delegati all’esecuzione di un’ordinanza del giudice per le indagini preliminari di Catania nei confronti di 22 soggetti, indagati, a vario titolo, per associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, corruzione, falso in atto pubblico, trasferimento fraudolento di valori, bancarotta fraudolenta, riciclaggio, autoriciclaggio, corruzione elettorale, intralcio alla giustizia aggravato dal metodo mafioso.

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È stato inoltre disposto il sequestro preventivo dell’intero patrimonio di tre società aventi sede a Catania, operanti nella gestione di noti bar e ristoranti nel centro della città, per un valore di circa 5 milioni di euro.

Il ruolo di Orazio Buda

Nel dettaglio, le indagini, svolte dagli appartenenti al Nucleo di polizia economico- finanziaria di Catania, hanno riguardato il clan Cappello e le relative attività estorsive oltre che le infiltrazioni nel tessuto economico della città. Le indagini condotte dalle unità specializzate del GICO di Catania, hanno consentito di monitorare l’attività di Orazio Buda, particolarmente legato al gruppo di Orazio Privitera, esponente di vertice del clan Cappello/Carateddi, per conto del quale clan Buda ha, tra l’altro, provveduto in modo costante e intenso al reimpiego del denaro provento di delitti in attività commerciali affermate sul territorio e fittiziamente intestate a soggetti terzi al fine di schermare la riconducibilità allo stesso e al clan delle attività economiche.

Le indagini hanno altresì permesso di accertare come Buda abbia posto in essere numerosi atti estorsivi a danno di privati cittadini, imprenditori catanesi operanti nei settori dei trasporti e nei confronti di un noto e premiato pittore siciliano, dal quale Buda pretendeva l’elargizione di opere, alcune delle quali destinate a pubblici funzionari al fine di tessere rapporti relazionali utili per perseguire finalità illecite; altre destinate ad arredare alcuni degli esercizi commerciali riconducibili a Orazio Buda.



Il ruolo di tre agenti della polizia municipale di Catania

Le indagini hanno inoltre fatto emergere le condotte di altri pubblici ufficiali e, nel dettaglio, di tre appartenenti alla polizia municipale di Catania, Giuseppe Longhitano, Attilio Topazio e Francesco Campisi, i quali – su richiesta di Orazio Buda e agendo Campisi da intermediario tra Buda e gli altri due pubblici ufficiali – redigevano false relazioni di servizio finalizzate a garantire la sussistenza dei requisiti richiesti dalla normativa di settore per garantire l’assegnazione di alloggi popolari da parte dell’IACP in favore di stretti congiunti del Buda.

Gli arrestati

In esito all’attività investigativa del Nucleo PEF della Guardia di Finanza di Catania, il giudice per le indagini preliminari presso del locale Tribunale – su richiesta del locale Ufficio – ha disposto misure personali restrittive nei confronti di 22 soggetti (clicca qui per leggere i nomi degli arrestati), di cui 2 destinatari di custodia cautelare in carcere, 5 destinatari degli arresti domiciliari, 3 dell’obbligo di presentarsi alla Polizia giudiziaria e 12 della misura interdittiva del divieto di esercizio dell’attività commerciale.

I beni sequestrati

Sono state inoltre sottoposte a sequestro quote sociali, beni mobili, immobili e conti correnti di tre società aventi sedi a Catania (ROYALS, SPECIALE BOYS e 9 CEREALI), attive nella gestione di noti bar e ristoranti nel capoluogo, fittiziamente intestate ai numerosi “prestanome” di Buda per eludere le indagini patrimoniali nei confronti dello stesso esponente dell’associazione criminale.

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