CATANIA – A Catania il Covid-19 continua a mietere vittime, non solo tra i positivi ma anche tra gli imprenditori: ecco la storia di Antonello.
L’andamento della curva dei contagi continua a preoccupare tanto che i presidenti di diverse Regioni sono già corsi ai ripari in attesa dell’emanazione del prossimo Dpcm che dovrebbe entrare in vigore a partire dal prossimo 15 gennaio.
La seconda ondata del Covid-19 in Sicilia è nel vivo e sembra avvicinarsi più alla terza fase del contagio che alla fine, tanto sperata e agognata ma ancora troppo lontana. Neanche la campagna di vaccinazione messa in piedi dalla Stato, e partita alla fine di dicembre 2020, sembra dare dei risultati, forse perché ancora troppo presto.
A farne le spese maggiori sono come spesso accade i cittadini sempre più confusi e stanchi di non ricevere risposte adeguate, tanto da rendere difficile il rispetto di ogni regola di contenimento imposta. Intanto, gli imprenditori catanesi restano in bilico appesi a un filo che si fa sempre più sottile.
La testimonianza di Antonello
“La cosa che mi fa più rabbia non è tanto la chiusura della mia attività ma vedere come, il giorno successivo alle decisioni assunte dal Governo, via Etnea si sia riempita di gente che andava indisturbata in giro per i negozi“, racconta Antonello M., imprenditore nel settore del fitness.
“Al momento la mia attività è chiusa, come molti altri colleghi avevo provato a ricominciare dopo la fine del primo lockdown, ma recuperare ciò che era andato perso è stato praticamente impossibile. Ora, dopo la seconda chiusura, non vedo come sia possibile ricominciare a lavorare“, prosegue Antonello.
L’attività dell’imprenditore, si sa, è basata soprattutto sulla pianificazione a breve e a lungo periodo, ma la confusione generata dalla classe politica, i continui dietrofront e le misure assunte che sembrano non essere mai abbastanza efficaci, privano un qualsiasi impresario di potere solo pensare a delle alternative.
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Tasse, bollette, affitti e spese per chi ha un’attività non si sono mai fermate: “Io ho sempre pagato tutto puntuale prima di ogni scadenza e non ho intenzione di indebitarmi solo per pagare le spese arretrate. Inoltre, per ripartire dopo il blocco dello scorso anno ho affrontato ulteriori costi per mettere in sicurezza gli ambienti, acquistare igienizzante e rispettare le norme anticontagio”, spiega Antonello.
Le maggiori aspettative di Antonello e dei suoi colleghi attivi nel settore sportivo erano riposte nell’autunno, quando tutto sarebbe dovuto tornare alla normalità: “Già a metà ottobre abbiamo cominciato a notare i primi drastici cali. Innanzi tutto abbiamo perso la clientela della mattina costituita soprattutto da mamme che, non sapendo a chi lasciare i figli o semplicemente preoccupate dalle notizie che giravano sui media, hanno cominciato a frequentare la palestra sempre meno. Stessa cosa per i corsi del pomeriggio frequentati invece dai ragazzi delle scuole”.
Alla domanda quale sia il suo piano b o l’alternativa per la ripartenza, dopo qualche secondo di silenzio, Antonello risponde: “Non aprire, almeno non al momento e neanche nel breve periodo. Mi reputo fortunato a non avere una famiglia da dover mantenere, dopo la chiusura ho cominciato a vendere qualche attrezzo, altri li ho messi a disposizione degli amici che mi sono stati sempre vicini nei momenti peggiori e ho già comunicato al padrone di casa che lascerò la bottega al più presto”.
La storia di Antonello è uguale a quella di molti imprenditori catanesi che avevano investito i risparmi nei settori più disparati. Ma aprire in questo momento – oltre a essere impossibile a causa dell’emergenza sanitaria – significherebbe scommettere su un futuro ancora troppo incerto e soprattutto instabile.
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