CATANIA – La città etnea, nelle ultime settimane, è finita al centro delle cronache nazionali. Dalla telefonata tra Mario Ciancio ed Enzo Bianco sul Pua alle infiltrazioni mafiose in consiglio comunale diversi sono stati i temi che hanno animato i dibattiti nel mondo politico e non.
L’affaire Pua – di circa 300 milioni di euro – e le ombre sulla società Stella Polare e i 2 consiglieri comunali indicati con contiguità mafiose, più uno di circoscrizione, emerge un quadro che necessita di chiarezza.
All’interrogazione presentata dal Movimento 5 Stelle alla Camera ha risposto, durante il question time, il ministro degli Interni Angelino Alfano.
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Sul Pua Alfano ha affermato che “la società Stella Polare risulta essere in possesso di certificazione antimafia liberatoria” e ha ricordato la sottoscrizione del Comune di Catania di un protocollo di legalità con la prefettura.
“La prefettura di Catania – ha aggiunto il ministro – procederà comunque negli accertamenti per confermare o meno l’assenza di pregiudizi o di elementi ostativi”.
Sulla vicenda dei consiglieri Alfano ha spiegato che ancora il documento dell’antimafia è giunto al prefetto solo due giorni fa e che vi saranno ulteriori approfondimenti.
Durissima la replica della deputata pentastellata Giulia Grillo che ha elencato le ragioni per lo scioglimento dei comuni per mafia e ha ricordato come “nella società Stella Polare, ci sono soggetti come Bissoli, condannato a 7 anni in primo grado per bancarotta fraudolenta o Mariano Incarbone al telefono con Bissoli, imprenditore condannato a 5 anni in appello per associazione mafiosa. Questi atti sono pubblici perché inseriti nel procedimento Iblis o in quello che era a carico di Mario Ciancio”.
Inoltre i grillini hanno sollecitato il governo nell’invio di una commissione d’accesso per verificare l’eventuale condizionamento dell’amministrazione comunale da parte della criminalità organizzata e decidere se sia necessario lo scioglimento del comune.