TRAPANI – A seguito dell’aumento dei costi nella costruzione del porto di Castellammare del Golfo, si è scoperto che i fondali fragili e sabbiosi erano stati dichiarati come rocciosi, ed era stata trasportata in cantiere pietra dura proveniente da una cava nelle vicinanze.
I carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Trapani hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo per circa due milioni di euro, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari di Trapani su richiesta della Procura, nei confronti della società edile che aveva ottenuto l’appalto dalla Regione Siciliana per la ristrutturazione dell’infrastruttura.
Questa misura è il risultato di un’indagine, inizialmente condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, nei confronti del clan mafioso di Castellammare del Golfo, che si concluse nel giugno di tre anni fa con l’arresto del capo e di altri presunti membri affiliati.
Durante le indagini, sebbene non siano emerse prove di influenze mafiose sui lavori, assegnati all’azienda per 11 milioni di euro, è stata documentata una frode legata allo scavo dei fondali del porto. In relazione a questo caso, sono indagati per reati di corruzione, istigazione alla corruzione e frode nelle forniture pubbliche, l’ex socio di maggioranza dell’azienda, il presidente del consiglio di amministrazione, nonché alcuni dipendenti e un ex luogotenente della Guardia Costiera ora in pensione.
Di conseguenza, è stato eseguito il sequestro delle disponibilità bancarie dell’azienda, per l’importo presunto della frode, in diverse istituzioni finanziarie del territorio siciliano.
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