WhatsApp, la famosa app di messaggistica fondata nel 2009 e acquistata da Facebook nel febbraio 2014 cambia le sue regole per adeguarsi al GDPR (General Data Protection Regulation), in italiano il nuovo Regolamento sulla protezione dei dati personali emanato dall’Unione Europea che entrerà in vigore a partire dal 25 maggio.
Nell’avviso si legge a chiare lettere: “Il mese prossimo, l’UE aggiornerà le sue leggi riguardanti il rispetto della vita privata per chiedere più trasparenza riguardo al modo in cui i dati degli utilizzatori di Internet sono usati online. L’app aggiorna le sue condizioni di utilizzo e la sua politica di confidenzialità laddove il GDPR prende effetto“. In altri termini, la soglia di età minima di 13 anni per l’utilizzo dell’app sarà mantenuta negli altri Paesi, me non in quelli membri dell’UE come l’Italia, dove si alzerà a 16.
Da Palazzo Chigi, Guido Scorza, avvocato esperto di Internet e membro del team digitale del governo, in un’intervista all’AGI, commenta: “Il divieto ai minori di 16 anni è la semplice prova che Whatsapp non è gratis“.
Sarà un duro colpo per la compagnia considerando che, secondo i dati di Telefono Azzurro/Doxa il 73% degli under 13, in Europa, comunica proprio tramite WhatsApp. Eppure, il team di sviluppo ha già pensato di aggirare il divieto chiedendo, per i tredicenni-quindicenni, il consenso ai genitori. Fulvio Faranza, anch’egli avvocato esperto di digitale, sottolinea invece in un’intervista al Corriere della Sera che la richiesta si potrebbe anche interpretare come il “consenso per stipula di un contratto, che in Italia si può siglare a 18 anni“. Ci si domanda, dunque, come sarà registrato e soprattutto cosa fare di chi ha sempre mentito sull’età.