Sviluppato un “decoder” capace di leggere la mente

Sviluppato un “decoder” capace di leggere la mente

Potrebbe sembrare una fantasia fantascientifica, ma a quanto riportato da Newscientist e da altre importanti riviste tecnologiche, un dispositivo capace di leggere le menti è già in stato di sviluppo.

I ricercatori dell’Università californiana Berkeley, hanno dato vita ad una macchina e ad un corrispettivo software in grado di convertire l’attività cerebrale in suoni e parole. Quando parliamo attiviamo degli specifici neuroni, allo stesso modo in cui funziona il cervello nel momento in cui esso interpreta i suoni convertendoli in parole. Ogni parola attiva gruppi di neuroni leggermente diversi tra loro.

L’invenzione non ha di certo lo scopo di “leggere le menti delle persone”, violandone quindi la privacy. L’obiettivo è ben più nobile: gli scienziati stanno tentando di elaborare l’esatto algoritmo capace di tracciare l’attività cerebrale e tradurla in parole nella speranza che un giorno questo possa aiutare tutte le persone impossibilitate a parlare.

“Se stai leggendo un testo in un giornale o un libro, senti una voce nella tua testa – spiega lo scienziato Brian Pasley – stiamo cercando di codificare l’attività cerebrale relativa a quella voce per creare protesi mediche che diano la possibilità di parlare anche a malati e paralitici”.

Il team californiano ha registrato l’attività cerebrale di sette persone sottoposte alla chirurgia dell’epilessia mentre guardavano uno schermo proiettante determinate scene o canzoni. In seguito, i pazienti hanno letto un testo prima ad alta voce e poi nella propria mente.

I dati ottenuti sono stati poi utilizzati per costruire un “decoder” personale per ogni paziente, capace di interpretare le informazioni e convertirle in una rappresentazione visuale. Hanno poi applicato il decoder durante la lettura silenziosa dei pazienti, riuscendo incredibilmente a ricostruire alcune parole che venivano semplicemente pensate sotto forma di un’unica immagine neurale.

I ricercatori hanno testato l’algoritmo anche con alcune canzoni dei Pink Floyd per individuare quali neuroni rispondono alle differenti note musicali. Seppure ad uno stato iniziale, il team è speranzoso nel confermare che presto sarà possibile monitorare cosa pensano le persone che non possono più parlare.

Già nel 2011, gli stessi ricercatori californiani riuscirono ad indovinare con precisione quale film stessero guardando determinati soggetti analizzando la risposta del centro visivo del cervello attraverso degli scanner MRI – risonanza magnetica -. Nel 2010 l’Università dello Utah confermò la possibilità di registrare le parole si, no, caldo, freddo, arrabbiato, assetato, ciao, arrivederci, piazzando degli elettrodi direttamente sul cervello.