Sentirsi soli in compagnia: il triste aspetto nell’era della tecnologia

Sentirsi soli in compagnia: il triste aspetto nell’era della tecnologia

“Pensavo che la cosa peggiore nella vita fosse restare solo. No, non lo è. Ho scoperto invece che la cosa peggiore nella vita è quella di finire con persone che ti fanno sentire veramente solo”.

Aveva ragione l’indimenticabile attore Robin Williams ad affermare che sentirsi soli, nonostante la compagnia, è una delle peggiori sensazioni al mondo.

Può darsi che l’intento del grande artista cinematografico era quello di avvertirci su un aspetto preoccupante e c’è riuscito descrivendo, in poche righe, una situazione che ognuno di noi vive quotidianamente. Del resto, a chi non capita almeno una volta al giorno di ritrovarsi in una fermata della metro, dell’autobus o in una sala d’attesa, senza dire una parola perché tutti sono troppo impegnati a utilizzare il telefono?

È anche vero che il cellulare potrebbe essere un’ottima scusa per chi non vuole interagire con persone sconosciute. Tuttavia la situazione diventa intollerabile, per esempio, durante le riunioni di famiglia in cui, soprattutto i più anziani, rimangono a fissare i loro parenti diventando degli esseri inesistenti con la speranza di ricevere qualche attenzione, prima o poi.

Forse, le lamentele di chi “non sono più i tempi di una volta” potrebbero essere riferite proprio a questo: se da un lato lo sviluppo della tecnologia ha facilitato tanti aspetti della vita di ciascuno di noi, dall’altro lato tale progresso ha avuto un impatto negativo nei rapporti interpersonali.

A differenza degli animali, noi esseri umani ci distinguiamo proprio per la capacità di dialogo che, ahimè, sta diminuendo drasticamente. Pensare di essere schiavi di un telefono, al punto tale da dover penalizzare chi e che cosa ci circonda, è un aspetto davvero triste e che scatena solo conseguenze negative.

Sottovalutando l’importanza del confronto con l’altro, naturalmente, viene meno, oltre all’ascolto, anche il rispetto dei pensieri altrui. Dunque nulla di strano se si nota una differenza notevole tra la società dei nostri nonni o bisnonni e quella in cui viviamo attualmente.

Chissà quale potrebbe essere un’ipotetica soluzione a tutto ciò, di certo non esiste una macchina del tempo che permette di tornare indietro per recuperare i vecchi valori, ma come recita un famoso detto “chi vivrà, vedrà” e, oltre a vedere da spettatori, bisognerebbe osservare e agire in prima persona.

Immagine di repertorio