PFU: cosa sono e come smaltirli. L’idea di Marco Marca

PFU: cosa sono e come smaltirli. L’idea di Marco Marca

Prima di tutto, cos’è un PFU? L’acronimo significa Pneumatici Fuori Uso, cioè rifiuti a tutti gli effetti,destinati soltanto ad attività di riciclaggio e smaltimento.

Attualmente, esistono due tecniche per eliminare i PFU: la prima consiste nell’interramento in discarica, ma affinché uno pneumatico si deteriori completamente ci vogliono almeno 100 anni; la seconda prevede la frantumazione delle gomme tramite appositi mulini, un processo lungo e costoso che richiede inoltre un’ulteriore fase di lavorazione dei residui metallici.

A chi spetta il compito di decidere se una ruota sia da smaltire o se possa essere riutilizzata? Ovviamente al gommista che non sempre, tra costi e trasporto, opta per la discarica tradizionale o per la frantumazione, causando, nel caso in cui lo pneumatico venga abbandonato in un terreno qualsiasi, un danno all’ambiente.

Qui arriva l’idea di PFU Innovation, una startup italiana, con sede a Cinisello Balsamo, che ha creato EPR10, un impianto hi-tech di ultima generazione per il recupero degli penumatici.

Marco Marca, ideatore dell’azienda, in un’intervista a Panorama, ha spiegato perché il suo impianto sarebbe diverso da quelli finora costruiti in Italia e nel mondo: “EPR10 occupa meno spazio degli insediamenti classici, ha un consumo di energia che è del 50% minore e, soprattutto, effettua una separazione completa degli elementi che
compongono lo pneumatico, attraverso l’impiego di un sistema ad acqua con alta pressione, che consente di
ottenere acciaio armonico completamente pulito e gomma pura al 99%“.

Nell’impianto di Marca, in pratica, le tre materie prime che compongono uno pneumatico vengono separate all’istante e totalmente; ne deriva una polvere finissima, che può essere riutilizzata per creare qualsiasi altro articolo in gomma, dalle guarnizioni dei rubinetti alle piastrelle fonoassorbenti dell’erba sintetica. Ne vale la pena? “Assolutamente – chiosa Marca – anche perché in Italia oggi recuperiamo circa il 23% dei PFU su una media europea del 51%. Anche il ritorno di energia, attualmente al 49%, può essere migliorato tramite un’infrastruttura che si ripaga con qualche ciclo, a fronte di una salvaguardia ecologica che non ha prezzo“.