Nano Membrane Toilet, il primo WC senz’acqua

Nano Membrane Toilet, il primo WC senz’acqua

Sono ormai trascorsi 4 anni da quando Bill e Melinda Gates hanno stanziato più di 710 mila dollari per progettare il primo water closet al mondo senz’acqua. Il nome completo dato dai ricercatori della Cranfield University è Nano Membrane Toilette con l’obiettivo di fornire una valida alternativa, oltre che una fonte di energia rinnovabile, ai 2,4 miliardi di persone nel mondo le cui condizioni igieniche sono al limite.

Tony Sabeta, il capo del progetto, spiega in un’intervista all’Huffington Post che «una volta fatti i propri bisogni il coperchio si chiude e il contenitore, tramite un ingranaggio ispirato alla vite idraulica di Archimede, ruota di 270 gradi per depositare le deiezioni in un altro scompartimento». In pratica, ad andare giù sono le feci, mentre i liquidi, intrappolati all’interno di una membrana nanotecnologica, vengono vaporizzati e riconvertiti in acqua pulita. Al contrario, i rifiuti solidi, convogliati in un tubo cilindrico e avvolti da una cera di microfibre, subiscono un processo di essicazione che ne riduce la forma ed elimina gli odori. La vaporizzazione dell’acqua produce energia elettrica.

Il termine del processo consiste nella sostituzione delle batterie, qualora necessario, e nella rimozione settimanale dei rifiuti solidi da parte di un tecnico specializzato.

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Difficile capire se un simile bagno potrà mai avere riscontro commerciale in Occidente; senza dubbio, il grosso problema della Nano Membrane Toilette risiede nella carta igienica, a cui non è stata ancora trovata una destinazione. Infatti, benché permetta la gestione dei rifiuti di dieci persone con un costo di 0,05 dollari al giorno, non è previsto alcun procedimento di rimozione della carta che, al momento, dev’essere gettata all’esterno. Probabilmente non è la soluzione migliore, ma gli scienziati, durante la presentazione del prototipo al Cleantech Innovate Showcase, hanno assicurato di essere già a lavoro per trovare una soluzione. Nel frattempo, la Bill and Melinda Gates Foundation si prepara a testare l’invenzione nei territori del Ghana i prossimi mesi.

Alberto Molino