L’Italia e il “digital divide” ai tempi del COVID-19

L’Italia e il “digital divide” ai tempi del COVID-19

Secondo una ricerca dell’ISTAT, dal nome “Spazi in casa e disponibilità di computer per bambini e ragazzi”, pubblicata da la Repubblica, il 33,8% delle famiglie italiane non ha un computer o un tablet in casa, il 47,2% ne ha uno e soltanto il 18,6% ne ha due o più di due. In altri termini, 4 famiglie su 10 non hanno un computer e oltre la metà dei ragazzi lo condivide. Inoltre, dall’indagine emerge che 3 ragazzi su 10 non godono di un’adeguata alfabetizzazione informatica. Sono numeri notevoli se si considera che, al momento, è possibile garantire la continuità didattica soltanto grazie all’eLearning (l’insegnamento elettronico rivolto alle comunità o ai singoli geograficamente distanti dai docenti).

Nel manuale Sociologia dei new media (Stella; Riva; Scarcelli; Drusian 2014), al capitolo quinto, si legge che il divario riguarda «la disponibilità di spesa di ciascun nucleo familiare», prerequisito indispensabile per munirsi e fruire dei contenuti digitali della Rete. Oltracciò, come ricorda Castellas, «l’accesso da solo non risolve il problema»; è più che altro il “gateway” per entrare in una società in cui «le funzioni e i gruppi sociali dominanti sono organizzati intorno ad Internet».

Castellas vuole dire che, per una società veramente “democratica”, oltre alle risorse economiche occorre anche un alto grado di scolarizzazione che modelli stili di vita, pensiero e apprendimento.