Data la condizione di emergenza mondiale a causa della pandemia da Covid-19, è divenuto necessario utilizzare diverse piattaforme per proseguire con le lezioni e e le riunioni. Tra queste, una delle applicazioni più famose è Zoom.
In particolar modo l’app è spopolata nell’ultimo mese ed è stata scaricata da ben 76 milioni di utenti a marzo.
Nonostante la sua grande diffusione e utilità, è stato però riscontrato un problema non di poco conto, ovvero il fenomeno denominato “Zoombombing”, la pratica di interrompere le videolezioni e riunioni in corso attraverso messaggi poco consoni e nei casi peggiori inviando materiale pornografico, razzista e offensivo.
Per accedere a una videochiamata su Zoom basta utilizzare il link specifico. Finché il link è utilizzato da poche persone e viene spedito tramite email o messaggio, non ci sono rischi di intrusione. Il fenomeno Zoombombing si presenta nel momento in cui ci sono molti utenti e il link è diffuso sui social network o anche da siti su internet, in quanto chiunque potrebbe accedervi.
Se c’è un utente fastidioso quest’ultimo può essere rimosso, ma nel momento in cui l’utente è più di uno, la situazione diventa complicata.
Una delle soluzioni per risolvere il problema è evitare di condividere il link sui social network in modo che malintenzionati non se ne possano approfittare e di organizzare videoconferenze private.
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