Facebook si sottomette alla Cina

Facebook si sottomette alla Cina

Uno dei mercati mai conquistati da Zuckerberg è sempre stato la Cina, in cui più di 1 miliardo e 400 milioni di persone non hanno mai messo “mi piace” a un post. Il problema è che la Repubblica Popolare Cinese impone a motori di ricerca e social network “superfiltri governativi”, per controllare la privacy delle persone ed evitare eventuali rivolte. Gli ingegneri statunitensi, però, non possono rinunciare a una piazza così gremita; è di questa settimana, infatti, l’intenzione di adattare Facebook ai precetti di Pechino affinché la piattaforma sbarchi anche in Asia Orientale.

A dare la notizia è stato il New York Times in un articolo di cronaca che racconta i risvolti dell’ennesimo meeting di Zuckerberg; durante l’incontro il guru ha dichiarato di avere creato, insieme al proprio team di ricerca e sviluppo, uno strumento che consente di rintracciare parole-chiave politicamente scomode. Ad esempio, le proteste di piazza Tiananmen, la primavera democratica cinese, la soppressione della libertà di stampa ad opera delle Guardie Rosse, ecc. sono tutte tematiche che non comparirebbero nei risultati di ricerca.

Si tratta di una sottomissione del fondatore dei social network al regime che Eva Galperin, portavoce dell’Electronic Frontier Foundation, definisce, in un’intervista alla BBC, «particolarmente inquietante», ringraziando i dipendenti della società che sono riusciti a rendere pubblica la vicenda. Nulla di strettamente ufficiale, tuttavia, dalla Silicon Valley, anche se la voglia di Cina c’è: gettando un occhio sulla vita di Zukerberg è impossibile non notare il matrimonio con la cinese Priscilla Chan, le lezioni di mandarino o l’incontro con Xi Jinping, presidente e segretario del Partito Comunista.

In altri termini la solita vecchia storia, in questo caso rinunciare alla “politica della libertà” per conquistare un altro settimo della popolazione mondiale. A parere di Mark, e degli esperti, il gioco vale la censura.

Alberto Molino