La protezione della privacy è diventato uno dei problemi principali degli utenti del web, specialmente da quando molti di questi utenti sono bambini. Dopo Facebook, al centro dell’attenzione mediatica nelle ultime settimane per problemi legati alla protezione dei dati degli utenti, a essere sotto accusa per l’utilizzo illecito di dati sensibili degli utenti è YouTube.
Sembra infatti che la nota piattaforma di Google, primo sito mondiale per la condivisione e la visualizzazione di video, abbia utilizzato i dati dei bambini per questioni pubblicitarie, violando così le norme statunitensi per la protezione dei minori.
Nonostante YouTube non sia accessibile ai minori di 13 anni, è noto che i bambini la utilizzano costantemente, accedendo con gli account dei genitori o di altri familiari, per guardare i video musicali dei loro idoli o i loro cartoni animati preferiti, spesso senza il supporto o il controllo di un adulto responsabile.
La piattaforma video infatti offre interi canali dedicati ai cartoni animati, alle serie Disney, alle canzoni per bambini, che non possono essere utilizzati che dai più piccoli. Nonostante il poco successo del progetto YouTube Kids, una piattaforma del tutto simile al normale YouTube ma con contenuti adattati ai minori di 13 anni, YouTube ha sempre potuto contare comunque sui canali per bambini per non perdere quella fetta di pubblico.
Secondo le accuse rivolte al colosso del web da numerose associazioni di consumatori statunitensi, Google avrebbe approfittato della notorietà e della popolarità di YouTube per raccogliere i dati e utilizzarli per diffondere pubblicità mirate. I dati sensibili dei bambini sarebbero diventati così la “miniera d’oro” di Google, che riceve il sostegno e la sponsorizzazione di alcune delle multinazionali più importanti del mondo, incluse molte aziende che producono e vendono prodotti per bambini.
Queste pubblicità sarebbero apparse ai bambini con insistenza e senza il consenso dei genitori, il che costituisce un ulteriore violazione delle normative sulla privacy vigenti negli Stati Uniti. Dopo il ricorso di diverse associazioni di utenti alla Federal Trade Commission, agenzia statunitense per la protezione del consumatore, sono stati numerosi gli interventi contro YouTube e Google.
Tra le accuse più pesanti vi è quella di Josh Golin, rappresentante dell’associazione Campaign for a Commercial-Free Childhood (Campagna per un’infanzia priva di pubblicità), che, secondo il noto quotidiano britannico “The Guardian”, avrebbe accusato Google di aver “abdicato alle proprie responsabilità nei confronti dei bambini e delle loro famiglie, sostenendo in malafede che YouTube- un sito pieno di cartoni animati, filastrocche e pubblicità di giocattoli- non è adatto ai minori di 13 anni”.
Il personale Google non ha tardato a rispondere e a mettere in evidenza come il regolamento per l’utilizzo di YouTube, accettato prima dell’iscrizione da tutti gli utenti, impedisca l’uso della piattaforma a chi non abbia compiuto i 13 anni e come ai bambini venga offerta l’opportunità di un portale video esclusivamente adattato a loro, cioè YouTube Kids.
Le accuse contro YouTube hanno riacceso il dibattito sulla privacy non solo negli USA, ma in tutto il mondo. Gli eventi degli ultimi giorni potrebbero spingere gli utenti a prestare maggiore attenzione alle normative della privacy, che spesso vengono accettate senza essere prima state lette, e a essere più consapevoli dei pericoli che i bambini corrono a causa di un utilizzo improprio degli strumenti del web.
Immagine di repertorio