Una tecnica rivoluzionaria di chiusura del PFO: il Noblestitch

Una tecnica rivoluzionaria di chiusura del PFO: il Noblestitch

La pervietà del forame ovale (PFO) è una condizione molto diffusa nella popolazione ed è stata identificata come potenziale via attraverso cui emboli, provenienti dal circolo venoso, possono embolizzare nella circolazione arteriosa. La migrazione di questi emboli attraverso il forame ovale può determinare a livello cerebrale la chiusura di piccoli vasi, con conseguente comparsa di micro ischemie cerebrali che possono decorrere in modo asintomatico, oppure in altri casi si verifica l’occlusione di grosse arterie con comparsa di quadri conclamati di ictus ischemici con o senza reliquati neurologici.

In casi selezionati si ricorre alla chiusura per via percutanea di questo “buco al cuore” mediante diverse tecniche: quella ampiamente utilizzata consiste nell’impiego di un dispositivo occludente a forma di ombrellino, che posizionato ai due lati del setto interatriale forma una neo-parete. Tuttavia, la procedura di posizionamento di tale endoprotesi non è scevra da limiti, come per esempio: il rischio di endocardite con necessità di un’adeguata profilassi antibiotica, necessità di una doppia terapia antiaggregante per 3-12 mesi, rischio di allergia al materiale del dispositivo (nichel), la difficoltà di riattraversamento del setto interatriale che potrebbe essere utile anche a distanza di tempo per l’esecuzione di altre procedure interventistiche (basti pensare all’intervento di ablazione o di chiusura dell’auricola).

Proprio per questi motivi, è stata introdotta una tecnica rivoluzionaria che propone l’idea chirurgica di sutura diretta del forame ovale ma mediante un approccio meno invasivo percutaneo! Questa tecnica è stata denominata Noblestitch dal nome dell’inventore ed in sintesi consiste nell’inserimento, sotto controllo fluoroscopico ed ecocardiografico, di un filo di sutura mediante un ago manovrato dall’esterno nel septumse cundum e nel septum primum, cosicché i due setti vengono avvicinati e legati tra di loro chiudendo il forame. Si tratta di una tecnica non ancora ampiamente utilizzata ma costituisce un modo sicuramente rivoluzionario di approcciare la problematica del PFO e probabilmente, nel prossimo futuro, anche di altre patologie cardiache.

Con la collaborazione della dott.ssa Ilenia Di Liberto

Corrado-Tamburino