Processo valvolare mitralico

Processo valvolare mitralico

Corrado-Tamburino

La valvola mitrale controlla il flusso sanguigno tra atrio e ventricolo sinistro ed in condizioni fisiologiche impedisce, grazie alla sua chiusura, il reflusso di sangue in atrio durante la sistole ventricolare. Con il termine di prolasso valvolare mitralico (PVM), o prolasso della valvola mitrale, si definisce la protrusione di uno o entrambi i lembi valvolari in atrio sinistro durante la sistole ventricolare. Il grado di protrusione può variare da lieve a grave ed essere responsabile di mancata coaptazione dei lembi con conseguente rigurgito ed insufficienza mitralica di grado più o meno severo. Il prolasso mitralico è un’anomalia comune con una prevalenza tra il 5 e il 10%, è più frequente tra le donne giovani-adulte e nei soggetti con habitus longilineo.

Per quanto riguarda l’etiologia, nella maggior parte dei casi non è rilevabile alcuna causa specifica. In altri casi è correlato a patologie cardiache (es. cardiopatia ischemica, cardiomiopatia ipertrofica o dilatativa), o a malattie del tessuto connettivo (es. sindrome di Marfan). Si riconoscono inoltre forme familiari ad ereditarietà a carattere autosomico dominante.

Lo spettro delle manifestazioni cliniche è molto ampio: la maggior parte dei casi sono asintomatici e, quando presenti, i sintomi più comuni sono palpitazioni, dolore toracico atipico, facile affaticabilità, ipotensione ortostatica e più raramente sincope. Nel caso di insufficienza mitralica importante si possono manifestare sintomi di scompenso. Le palpitazioni sono legate alla presenza di aritmie quali extrasistoli ventricolari e sopraventricolari, tachiaritmie parossistiche sopraventricolari ed in rarissimi casi aritmie ventricolari. La diagnosi si basa sul rilievo all’auscultazione del tipico click mesosistolico e viene confermata all’ecocardiogramma.

È importante non considerare “malati” tutti i portatori di prolasso della valvola mitrale. Nei casi non associati ad un’insufficienza mitralica significativa l’andamento della malattia è benigno nella stragrande maggioranza dei casi, per cui il paziente asintomatico in cui viene occasionalmente riscontrato un prolasso va rassicurato sulla benignità dell’anomalia e non richiede alcun trattamento. Nei soggetti che avvertono frequenti palpitazioni o che presentano lipotimie e sincopi è indicato eseguire un ECG sec.Holter; nei pazienti che abitualmente svolgono attività fisica intensa o in quelli con storia di sincope è indicato eseguire una prova da sforzo, utile per verificare l’eventuale insorgenza di aritmie correlate allo sforzo fisico. In caso di conferma elettrocardiografica di aritmie, può essere indicata una terapia antiaritmica con farmaci betabloccanti.

Con la collaborazione della dott.ssa Giordana Finocchiaro