Possibili complicanze cardiologiche della classica influenza: come prevenirle?

Possibili complicanze cardiologiche della classica influenza: come prevenirle?

Corrado-Tamburino

L’influenza è una malattia infettiva respiratoria acuta causata da virus, ad andamento stagionale con picco di incidenza nel periodo invernale. Una classica influenza può determinare la comparsa di molteplici complicanze: esse possono riguardare l’apparato respiratorio determinando bronchiti e polmoniti, ma talvolta anche l’apparato cardiovascolare con insorgenza di miocardite e/o pericardite.

La miocardite è un’infezione del muscolo cardiaco e la pericardite, invece, è un’infezione del foglietto sieroso che riveste interamente il cuore. Il meccanismo patogenetico delle miopericardite può essere legato alla produzione di tossine miocardiche da parte degli agenti virali o, come accade più frequentemente, allo sviluppo di una reazione autoimmune mediata da cellule prodotte dal nostro sistema immunitario per agire contro i virus, ma che invece riconoscono come agenti non self proteine del tessuto miocardico, innescando così un “processo flogistico immune-mediato”.

Il quadro clinico può decorrere in modo asintomatico o sintomatico simulando spesso un quadro di infarto: il paziente lamenta dolore toracico associato ad alterazioni elettrocardiografiche, ad aumento degli enzimi di necrosi miocardica (troponina e CPK-mb) ed alterazioni della contrattilità cardiaca nelle miocardite o ispessimento del pericardio con versamento nelle pericarditi. Tra le conseguenze più rilevanti ricordiamo l’insorgenza di aritmie maligne e di scompenso cardiaco, ovvero la disfunzione dell’attività cardiaca ed un’insufficiente perfusione degli organi e tessuti. Pertanto, è importante prevenire le complicanze mediante un riconoscimento precoce della patologia, un adeguato monitoraggio clinico-strumentale del paziente e l’applicazione di una terapia mirata (farmaci antinfiammatori) associata ad un terapia farmacologica di supporto (farmaci per lo scompenso cardiaco).

D’altra parte, nella maggioranza dei casi si tratta di quadri paucisintomatici ed autolimitanti con compromissione miocardica non diagnosticata.

Con la collaborazione della dott.ssa Ilenia Di Liberto