Ipertensione arteriosa: benefici e limitazioni del trattamento

L’ipertensione arteriosa, fattore di rischio di mortalità cardiovascolare di centrale importanza, rappresenta oggi un considerevole problema di sanità pubblica; interessa circa il 20-45% della popolazione generale, con un’incidenza crescente con il passare degli anni.

È stato ampiamente dimostrato come un adeguato controllo dei valori di pressione arteriosa sia legato ad una riduzione significativa del rischio di eventi avversi sia cardiovascolari che cerebrovascolari (si stima che l’incidenza di ictus cerebrale sia ridotta del 35-40%, quella di infarto miocardico del 20-25%, quella di scompenso cardiaco del 50% circa), con regressione del danno d’organo (es. cardiaco, renale, cerebrale). Non meno rilevanti i benefici in termini economici, con sostenuta riduzione dei costi per il sistema sanitario.

Tuttavia, nonostante i chiari benefici legati al trattamento antipertensivo e l’efficacia delle terapie disponibili, più del 50% dei soggetti ipertesi sono ancora non ben controllati: tra i fattori responsabili l’atteggiamento spesso passivo al trattamento da parte dei medici e la scarsa aderenza alla terapia da parte dei pazienti. Considerevoli risultati potrebbero essere apportati da una più stretta aderenza alle linee guida di trattamento, da una politica d’informazione ed educazione sanitaria più incisiva e dall’utilizzo di farmaci meglio gestibili da parte dei pazienti.

Con la collaborazione della dott.ssa Anna Caggegi