Il mercato mondiale cambia faccia: la nuova via della seta e l’economia eurasiatica alla conquista dell’Europa

Il mercato mondiale cambia faccia: la nuova via della seta e l’economia eurasiatica alla conquista dell’Europa

QUESTO ARTICOLO FA PARTE DEL CONCORSO DIVENTA GIORNALISTA, RISERVATO AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI DELLA PROVINCIA DI CATANIA.

Una linea da Pechino al Vecchio Continente, per l’Africa centro-orientale: un progetto che darebbe una svolta al mercato mondiale, da secoli fondato sull’asse Usa-Eu. Il balzo in avanti dell’Asia: Cina, India e Giappone sono in eccellente crescita, mentre le zone petrolifere dell’Asia centrale restano sottosviluppate.

La nuova via della seta valorizza proprio queste regioni: Azerbaigian, Turkmenistan, Tagikistan, Kirghizistan, Uzbekistan, Kazakistan. L’antica via, scoperta da Marco Polo, collegava l’Oriente con l’Occidente, ossia l’Impero Cinese con quello Romano, fino allo sviluppo delle vie marittime. Il progetto “Cintura economica per la via della seta” è un investimento di circa 16 miliardi di dollari per la ricostruzione di infrastrutture valide che colleghino le zone caucasiche a quelle europee.

Porti, strade, ferrovie, su progetto dell’Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB), banca cui tutta l’Europa ha aperto le porte (Italia compresa, collegamento con Venezia). Il primo passo verso la realizzazione del progetto è avvenuto con l’inaugurazione della linea ferroviaria Yiwu-Madrid nel periodo natalizio. Sono arrivate in Spagna 1.400 tonnellate di giocattoli e addobbi di Natale, distribuite poi sul mercato europeo dopo aver viaggiato per ventuno giorni, attraversando buona parte di Polonia, Germania e Francia. Tale progetto è ostacolato, però, da un altro progetto, proposto da Vladimir Putin, presidente russo, per migliorare l’economia europea.

Denominato “Unione economica eurasiatica”, esso è in attività dall’ottobre 2014 (le regioni del Medio Oriente facevano parte dell’URSS fino al 1991, anno in cui ottennero l’indipendenza). Per questi paesi la situazione è molto delicata: si tratta di un sistema economico centralizzato, dove i debiti delle nazioni partecipanti scomparirebbero.

Tuttavia, molti dei paesi del Medio Oriente non hanno buoni rapporti con Mosca e preferiscono appoggiare la nuova via della seta. Nel dettaglio, l’Uzbekistan vuole mantenere la propria sovranità; il Kirghizistan tratta l’ingresso nell’Unione di Putin; il Turkmenistan non ha buoni rapporti con la capitale russa, mentre l’Azerbaigian (per via del debito di 490 milioni di dollari che pesa sull’economia azera) è in una posizione di forte indecisione.

Senza l’entrata di questi paesi nell’Unione, il prezzo del petrolio aumenterebbe, mettendo in difficoltà la Russia e avvantaggiando la Cina e il suo progetto. Quest’ultimo inserirebbe l’Asia nel mercato mondiale, assumendo una posizione solida, diventando una diretta rivale degli Stati Uniti per il commercio con l’EU. Ed è questa, con il Medio Oriente, la zona di maggior interesse.

Un ingente capitale verrebbe versato nelle casse asiatiche dai paesi europei, “impoverendo” l’America. La storia non muore mai: la Cina è determinata a riaprire la via della seta, per usufruirne in maniera ancor più imponente, coinvolgendo un continente pieno di risorse, in continuo sviluppo e da tener d’occhio.

Gabriele Paratore