Le Idi di Maggio

Le Idi di Maggio

QUESTO ARTICOLO FA PARTE DEL CONCORSO DIVENTA GIORNALISTA, RISERVATO AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI DELLA PROVINCIA DI CATANIA.

L’anno scolastico volge nuovamente al termine, e puntualmente, come ogni anno, la scuola si trasforma in un inferno dantesco in cui quotidianamente ognuno deve scontare la sua pena: compiti da correggere, consigli di classe, scrutini, registri da compilare, interrogazioni, riunioni, e così via verso “Lucifero”, gli esami. Quel che viene fuori agli occhi di un ignaro viandante che si addentrasse nei “gironi” di un qualsiasi istituto, sarebbe un costante quanto irritante lamento: dagli insegnanti che si lamentano degli alunni, agli alunni che si lamentano degli insegnanti, al personale ATA che si lamenta di quelli che si lamentano. Insomma, anche nel settore scolastico si avverte la crisi, ma più che economica a pervadere gli animi di studenti e insegnanti è la crisi di nervi.

Eppure, anche in questa nenia degna delle migliori tragedie di Sofocle, una voce risalta dal coro, quella dello studente, malcapitato eroe tragico che, come la tradizione greca impone, alla fine muore sempre. È chiaro che ormai da un po’ nessuno muore davvero, ma anche per coloro per i quali i banchi di scuola sono un lontano ricordo non è difficile pensare agli interi pomeriggi passati a preparare gli esami e le varie interrogazioni. Allora, intervistando lo specchio (l’unico che in questo periodo poteva rispondere senza imprecazioni alla domanda ‘come va la scuola?’), ho cercato di analizzare le cause di questa “depressione pre-estate”, e, attraverso la collaborazione di studenti e insegnanti, il risultato a cui sono pervenuto è che essa non dipende dalle sole interrogazioni: novembre e febbraio sono ad esempio periodi molto simili a questo per numero di prove a cui l’alunno è sottoposto, eppure il detto “Maggio: studente fatti coraggio” si riferisce espressamente – e giustamente – a questo mese. Perché dunque? La risposta va cercata nella nostra stessa natura. La mente infatti non è un serbatoio illimitato di conoscenza: essa è molto più simile a una spugna, che, seppur capace di assorbire, a un certo punto non assorbirà più. Quel “certo punto” è Maggio, poiché dopo otto mesi di lavoro (circa 200 ore più lo studio pomeridiano) intervallati da davvero poche vacanze (se paragonate con quelle a livello europeo), giusto per restare in tema di spugne, gettiamo la spugna.

Ciò solleva allora un’importante tematica, che fa da ponte tra sistema scolastico e società: il diritto al riposo, indispensabile tanto quanto il diritto al lavoro. Infatti è vero che non avremmo bisogno di riposo se non lavorassimo, ma come possiamo lavorare bene se la nostra mente non è riposata? Tante, troppe volte invece il riposo è visto come un optional, un lusso, quando è proprio questo lusso a permettere una migliore efficienza nel lavoro, e non solo a scuola: allora sarà pur vero che il Sabato del Villaggio è più atteso del piacere in sé, ma certe volte non vedi l’ora che sia Domenica.