“Giornata internazionale dei minori scomparsi”

Il 25 maggio è la “Giornata internazionale dei minori scomparsi”, nata per ricordare la scomparsa del piccolo Ethan Patz, rapito a New York il 25 maggio 1979 e per sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno dei bambini scomparsi che, negli ultimi anni, ha assunto proporzioni notevoli. Basterebbe considerare che almeno 8 milioni di minori scompaiono ogni anno, vale a dire 22.000 al giorno. Come accertato dalla relazione annuale del Commissario Straordinario del Governo, in Italia dal 1974 sono 29.763 le persone scomparse ancora da rintracciare alla data del 30 giugno 2014, 558 in più rispetto al 2013 (9.816 italiani e 19.947 stranieri). Di questi, 15.358 sono minorenni (1.954 italiani e 13.404 stranieri).

La Sicilia è la seconda regione italiana per numero di scomparsi con quasi 13 mila persone negli ultimi quarant’anni. La provincia dove ci sono più scomparsi è quella di Catania con 977, seguono Palermo con 835, Agrigento con 616, Messina con 537. I minori scomparsi nell’isola sono 2.635 di cui 2.130 stranieri. Dati che dimostrano che ci troviamo di fronte ad un’emergenza sottovalutata e sconosciuta a tantissimi cittadini, quasi fosse un problema che riguarda solo gli altri. Ma quello che deve farci riflettere è che in un’epoca sempre più dominata dai social network e dalle reti di comunicazione, ci sono migliaia di minori inghiottiti dal nulla.

Dalle ricerche effettuate sui dati di tipo investigativo, i minori da rintracciare sono suddivisi in tre gruppi principali:

1. minori che si allontanano volontariamente da casa o dalle comunità cui sono affidati (cd. allontanamenti volontari e allontanamenti da istituti);

2. minori che, a seguito di separazione, solitamente conflittuale, vengono sottratti da un coniuge al genitore affidatario;

3. minori scomparsi per i quali si ipotizza un sequestro di persona.

Va altresì rammentato, che cospicuo è il numero di minori scomparsi all’estero. Tutto ciò deve spingerci a tenere alta la soglia di attenzione su un AVVENIMENTO DRAMMATICO COME LA SCOMPARSA DI UN FIGLIO E CHE FINALMENTE È STATO DISCIPLINATO NORMATIVAMENTE. La LEGGE 14.11.2012 N. 203, costituisce un’importante novità dell’ordinamento vigente in quanto, per la prima volta, viene introdotta la fattispecie della “scomparsa di persona”. Pertanto, ad eccezione dei casi riguardanti le denunce connesse a reati perseguibili d’ufficio, qualora si abbia ragione di temere che dalla scomparsa di una persona possa discendere un pericolo per l’incolumità personale dell’interessato, È DATA FACOLTÀ A CHIUNQUE (cioè anche a un vicino di casa, un amico, un collega di lavoro, eccetera), NON SOLO AI FAMILIARI, DI SPORGERE DENUNCIA.

Bisogna sgombrare il campo da alcune errate convinzioni, circa il lasso di tempo da far trascorrere prima di denunciare la scomparsa di una persona. Spesso i familiari, soprattutto nei piccoli centri, credono che sia necessario aspettare almeno 48 ore prima di poter presentare la denuncia. In realtà non esiste alcuna normativa al riguardo. NON ESISTE LA REGOLA DELLE 48 ORE. Bisogna presentare la denuncia nel momento in cui si è venuti a conoscenza del fatto. L’art. 1, comma 4, della legge su citata stabilisce che l’ufficio di polizia che ha ricevuto la denuncia di scomparsa deve promuovere l’immediato avvio delle ricerche dando contestuale comunicazione al Prefetto per il tempestivo e diretto coinvolgimento del Commissario straordinario per le persone scomparse e per le iniziative di competenza, da intraprendere anche con il concorso degli enti locali, del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco e del sistema di protezione civile, delle associazioni di volontariato sociale e di altri enti, anche privati, attivi sul territorio. Il Prefetto valuta, altresì, sentita l’Autorità Giudiziaria e i familiari dello scomparso, l’eventuale coinvolgimento degli organi di informazione.

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È utile sottolineare come le disposizioni contenute nella normativa in questione, nel sancire la tempestività dell’azione del Prefetto, sia nella fase di comunicazione all’Ufficio del Commissario Straordinario sia in quella operativa di attivazione del Piano provinciale della ricerca, ABBIANO RIMARCATO LA CENTRALITÀ DEL RUOLO DEL PREFETTO.

Ma cosa sono i Piani Provinciali della Ricerca approntati dalla Prefettura e che vengono attivati in caso di scomparsa? Sono programmi redatti in conformità alle linee guida di cui alla circolare commissariale n. 832 del 5 agosto 2010, e n. 155 del 14 gennaio 2013 del Ministero dell’Interno – Ufficio del Commissario Straordinario del Governo per le persone scomparse, che si propongono di indicare le procedure di carattere generale per organizzare ed eseguire un intervento di ricerca, fino all’avvenuto ritrovamento della persona o fino a che non si accerti che sia fuori pericolo o deceduta. Si è potuto riscontrare come in tutti i casi di scomparsa verificatisi, l’attivazione dei Piani provinciali da parte delle Prefetture che li hanno approntati, ha evidenziato come il puntuale coordinamento delle forze dell’ordine e degli altri soggetti istituzionali, come pure il concorso delle associazioni di volontariato, espressione della società civile, abbia permesso il ritrovamento dello scomparso in tempi rapidi, ferme restando le competenze dell’Autorità Giudiziaria. La decisione di attivare il piano provinciale attiene all’esclusiva valutazione del Prefetto sulla base delle circostanze e degli elementi che inducono a richiedere il concorso di più forze nell’espletamento di battute di ricerca.

Nell’ambito della predetta valutazione è necessario che si tenga conto anche se lo scomparso è un minore. È chiaro che la protezione dell’infanzia non può essere demandata solo a chi si occupa di controllo e repressione: i genitori ricoprono certamente un ruolo fondamentale nella protezione e nell’insegnamento delle capacità utili a riconoscere un pericolo e a difendersi, come pure nella capacità di fidarsi e chiedere aiuto. La famiglia però non può essere lasciata sola in questo compito. È necessario tessere una rete di protezione costituita da istituzioni, associazioni, società civile, in cui il bambino può crescere e sviluppare la sua personalità.

Avv. Claudia Cassella del foro di Catania