Pace, sicurezza e cooperazione: 73 anni fa nasceva l’Onu, oggi “vittima” dell’indifferenza e dello scetticismo della popolazione mondiale

Pace, sicurezza e cooperazione: 73 anni fa nasceva l’Onu, oggi “vittima” dell’indifferenza e dello scetticismo della popolazione mondiale

Era il 24 ottobre 1945: gli orrori della seconda guerra mondiale erano ancora freschi nella mente di milioni di persone in tutto il mondo e l’obiettivo primario delle nazioni era quello di fare in modo che non si ripetesse più quanto era avvenuto negli anni precedenti.

Affinché tale obiettivo si realizzasse servivano pace, sicurezza e cooperazione internazionale. Sulla base di questi tre elementi cardine, quel giorno dell’ottobre 1945, 51 Paesi formarono una nuova organizzazione: l’Onu, Organizzazione delle Nazioni Unite.

Non si trattava della prima organizzazione internazionale con l’obiettivo di ristabilire la pace e creare un equilibrio tra più nazioni: in seguito alla conferenza di pace di Parigi dopo la prima guerra mondiale, infatti, era nata la Società delle Nazioni, la prima organizzazione intergovernativa della storia, il cui progetto di garantire l’armonia tra gli Stati membri, purtroppo, è fallito con l’ascesa dei regimi dittatoriali in Europa e la seconda guerra mondiale.

Le Nazioni Unite esistono ormai da 73 anni e, tra difficoltà e momenti di crisi, continuano a svolgere il loro lavoro ancora oggi. All’organizzazione, al momento, aderiscono ben 193 Paesi, tra i quali vi è anche l’Italia, ammessa all’Onu nel 1955.

Lo Statuto dell’Onu, firmato a San Francisco (Usa) il 26 giugno 1945 ma entrato in vigore solo 4 mesi dopo, regola da decenni le relazioni internazionali tra gli Stati membri.

La Premessa dello Statuto spiega che l’organizzazione delle Nazioni Unite è nata persalvare le future generazioni dal flagello della guerra, “riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nell’eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole” e “promuovere il progresso sociale.

Il secondo articolo del documento spiega che, al fine di garantire il successo dell’organizzazione, è necessario riconoscere la “sovrana uguaglianza” tra gli Stati membri e che le singole nazioni si astengano “nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall’uso della forza” per non distruggere quegli equilibri creati con grande sforzo.

I diversi organi dell’Onu (tra questi, l’Assemblea Generale, il Consiglio di sicurezza, il Consiglio economico e sociale, il Consiglio per i diritti umani, il Segretariato e la Corte internazionale di giustizia) e i vari enti che li compongono si occupano di questioni estremamente rilevanti, soprattutto nel periodo storico che ci troviamo ad affrontare in questo momento: povertà, immigrazione, diritti umani, economia e benessere, giustizia, lavoro, comunicazione, sanità e sviluppo sono tra questi.

Oggigiorno, purtroppo, sono pochi, specialmente tra i giovanissimi, a conoscere quest’organizzazione e i suoi enti costitutivi. Per molti, l’Onu è poco più di una pagina di un “noiosissimo” libro di storia o una di quelle sigle “strane” che vengono nominate in televisione o si leggono sui giornali. Solo un esiguo numero di persone sa effettivamente di quelle migliaia di persone che ogni giorno lavorano per garantire pace e stabilità ai cittadini degli Stati membri, mettendosi in gioco e rischiando in alcuni casi anche la propria salute e la propria vita.

Sono molte di più, invece, le persone che considerano il loro lavoro “inutile”, che reputano l’organizzazione di poca importanza o che, purtroppo, sono totalmente all’oscuro dei numerosi campi di attività dell’Onu.

In un momento storico in cui c’è chi parla di possibile terza guerra mondiale e i media parlano ogni giorno di conflitti sanguinosi in tutto il mondo, è impossibile reputare la missione delle Nazioni Unite completa, ma la popolazione globale, specialmente coloro che non hanno mai vissuto gli orrori della guerra e della povertà estrema, sembra sottovalutare ogni giorno di più il ruolo dell’organizzazione intergovernativa.

L’Italia può essere considerato uno di quei Paesi che recentemente ha sviluppato un maggiore disinteresse nei confronti dei problemi affrontati dall’Onu e dagli enti senza scopro di lucro che operano a livello internazionale.

La causa potrebbe essere la poca attenzione dedicata alle discipline storiche e letterarie, che non permette ai ragazzi di conoscere gli errori del passato per scongiurare quelli del presente e del futuro. È necessario, però, considerare un altro fattore determinante, che contribuisce a ridimensionare l’importanza delle Nazioni Unite agli occhi dei cittadini: il pochissimo tempo impiegato dalla gente a conoscere la realtà che li circonda e le difficoltà altrui. Si cerca di conoscere i problemi del mondo attuale solo per potersi lamentare, senza considerare quanti si attivano per risolvere almeno una minima parte dei flagelli che stanno “distruggendo” il mondo.

La Sicilia, in virtù della sua posizione strategica, dovrebbe essere tra le aree più consapevoli dell’importanza degli aiuti internazionali per gestire controversie, emergenze (il caso Diciotti è uno degli episodi recenti che mette in evidenza l’importanza della collaborazione e dell’attenzione internazionale per gestire i flussi migratori mantenendo integri i principi di pace e umanità) e problemi socio-economici di interesse globale (come il rispetto dei diritti delle donne, dei bambini e dei lavoratori o il problema della povertà).

Parlando con la gente, però, si ha la dimostrazione di come effettivamente il lavoro dell’Onu sia poco conosciuto, ma anche di come anche i giovani, talvolta più sensibili alle questioni internazionali, abbiano ormai poca fiducia in un’istituzione che per anni ha garantito pace e stabilità ed è nata con il nobile fine di scongiurare il pericolo della guerra e della diffusione dell’odio nel mondo.