“Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’empowerment (maggiore forza, autostima e consapevolezza) di tutte le donne e le ragazze”. È il punto 5 dell’Obiettivo 2030, che comprende i 17 obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per sensibilizzare cittadini, comunità e istituzioni alla creazione di un mondo migliore.
Oggi, 10 anni prima del completamento del progetto Onu, purtroppo, il raggiungimento di un’assoluta parità di genere e di un assottigliamento della “barriera” che separa uomini e donne è tutt’altro che vicino alla sua effettiva realizzazione.
In Italia, il tasso di occupazione femminile per le donne tra i 20 e i 64 anni rimane tra i più bassi d’Europa (51,6% a fronte del 65,3% del resto del vecchio continente), così come inferiori rispetto a quelli normalmente percepiti dagli uomini sono gli stipendi delle donne lavoratrici, anche per lavori che prevedono uguali mansioni e qualifiche professionali.
Situazioni di sfruttamento, poi, sono spesso all’ordine del giorno almeno quanto nel resto del mondo: i recenti dati Oxfam si incentrano sulle condizioni delle collaboratrici domestiche, ma nessun settore può dirsi privo di forme di pregiudizio e trattamento ineguale tra uomini e donne.
Dati allarmanti sono anche quelli dei femminicidi e degli abusi, che stanno attirando ogni giorno di più l’attenzione dei media e delle autorità (governi, forze dell’ordine, associazioni internazionali…), che negli ultimi anni hanno tentato di avviare numerose campagne di sensibilizzazione e azione attiva per il contrasto ai fenomeni di violenza di genere e per il supporto psicologico delle vittime. Persistono anche gli abusi psicologici, che coinvolgono sempre più spesso anche le adolescenti e giovani donne, con casi di cyberbullismo, revenge porn e stalking.
Obiettivo primario adesso per l’Italia rimane, oltre al contrasto alla violenza, quello di stabilire una sempre maggiore parità tra i sessi e una ripartizione delle responsabilità familiari tra i membri della famiglia.
Non va tanto meglio nel resto del mondo, dove fortunatamente i tassi d’istruzione femminile continuano a crescere, nonostante fenomeni di brutalità inaudita nei confronti delle donne (dall’infibulazione alle torture fisiche) siano ancora lontani dall’essere considerati debellati. E i problemi non sono limitati ai cosiddetti Paesi in via di sviluppo, ma anche alle nazioni “sviluppate” che vietano diritti sessuali e civili o prevedono restrizioni della libertà, seppur in forma quasi “mascherata”.
L’Obiettivo 2030, quindi, rischia di incontrare numerosi ostacoli lungo il percorso di realizzazione dei suoi progetti.
Quali sono i progetti? Su cosa bisogna ancora lavorare e riflettere? L’Onu offre uno spunto di riflessione in merito con un elenco (Fonte: Obiettivo 2030):
- fine della discriminazione nei confronti di tutte le donne, bambine e ragazze in ogni parte del mondo;
- eliminare ogni forma di violenza contro tutte le donne, bambine e ragazze nella sfera pubblica e privata, incluso il traffico a fini di prostituzione, lo sfruttamento sessuale e altri tipi di sfruttamento;
- eliminare tutte le pratiche nocive, come il matrimonio delle bambine, forzato e combinato, e le mutilazioni dei genitali femminili;
- riconoscere e valorizzare il lavoro di cura e il lavoro domestico non retribuiti tramite la fornitura di servizi pubblici, infrastrutture e politiche di protezione sociale e la promozione della responsabilità condivisa all’interno del nucleo familiare, secondo le caratteristiche nazionali;
- garantire alle donne la piena ed effettiva partecipazione e pari opportunità di leadership a tutti i livelli del processo decisionale nella vita politica, economica e pubblica;
- garantire l’accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai diritti riproduttivi, come concordato in base al “Programma d’azione della Conferenza Internazionale sulla Popolazione e lo Sviluppo” e la “Piattaforma di Azione di Pechino” e ai documenti finali delle conferenze di revisione;
- avviare riforme per dare alle donne pari diritti di accesso alle risorse economiche, come l’accesso alla proprietà e al controllo della terra e altre forme di proprietà, servizi finanziari, eredità e risorse naturali, in accordo con le leggi nazionali.
- migliorare l’uso della tecnologia che può aiutare il lavoro delle donne, in particolare la tecnologia dell’informazione e della comunicazione, per promuovere l’empowerment;
- adottare e rafforzare politiche concrete e leggi applicabili per la promozione dell’eguaglianza di genere e l’empowerment.
Se si tratta di un obiettivo realizzabile potranno deciderlo solo, in sinergia, comuni cittadini e istituzioni. Nessuno è esonerato dal duro lavoro da compiere per il raggiungimento dell’effettiva parità tra i sessi. Se la speranza è quella di non vedere più questo progetto tra quelli “da completare” ma nell’elenco di quelli “completati”, è importante che ognuno svolga la sua parte, cogliendo lo spunto di riflessione offerto costantemente dalle campagne di sensibilizzazione e di occasioni come la celebrazione della Festa delle donne dell’8 marzo.
Fonte immagine: Asvis Italia (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile)