Corruzione all’Anas, lavori eseguiti male per continuare a lucrare: nocumento per la sicurezza degli utenti

Corruzione all’Anas, lavori eseguiti male per continuare a lucrare: nocumento per la sicurezza degli utenti

CATANIA – È un giro di corruzione molto ampio il leit motiv dell’operazione condotta questa mattina dal comando provinciale della Guardia di Finanza di Catania e che ha visto l’arresto dei tre funzionari Anas, Carmelo Contino, 51 anni, Giuseppe Panzica, 48 anni, e Giuseppe Romano, 48 anni, tutti addetti alla manutenzione.

L’attività dei finanzieri etnei ha avuto il suo primo compimento tre giorni fa, ma la ratifica del giudice per le indagini preliminari è arrivata solo ieri sera. Tutte le persone coinvolte nell’indagine, tra i quali una decina di imprenditori, hanno reso piena confessione dei reati commessi e la misura della pena inflitta è correlata a ciò, ma l’indagine è stata fatta anche grazie ad alcune testimonianze.

L’esecuzione dei lavori, che veniva fatta in modo non adeguato anche per trarre da un loro rifacimento in tempi brevi una nuova occasione per lucrare, è avvenuta sul tratto della Strada Statale 114 Orientale Sicula dal chilometro 130 in poi, in particolare nel tratto VillasmundoSiracusa, e dei 24 chilometri previsti ne sono stati interessati soltanto due.

 

Ma la particolarità dell’operazione si trova nel modo con il quale venivano ripartite le mazzette. Della somma riscossa infatti due terzi andavano all’imprenditore mentre un terzo veniva diviso a sua volta dai funzionari; gli imprenditori inoltre versavano solo una parte del denaro che promettevano ai funzionari a causa della difficoltà a reperire denaro contante e il “sistema” di ripartizione delle mazzette veniva discusso qualche giorno prima.

La condanna per gli indagati è arrivata sopo lunghissimi interrogatori e l’indagine chiama in causa diversi aspetti, in quanto rappresenta un nocumento per la pubblica amministrazione e per la sicurezza degli utenti. Alcune delle imprese coinvolte risultavano virtuose anche se alle prova dei fatti non lo erano.

Un altro aspetto particolare è il modo con il quale i lavori venivano eseguiti, ovvero con il contratto di nolo a caldo, nell’ambito del quale i lavori venivano affidati sulla carta a imprese esterne, ma venivano di fatto eseguiti da ditte del territorio.

Il procuratore Carmelo Zuccaro afferma: “Le acquisizioni che stiamo effettuando stanno ampliando il numero di soggetti coinvolti in queste rete corruttiva. Vi sono ammissioni da parte di tutti gli arrestati, ma il grado è diverso e l’esigenze cautelari sono diverse. Ciò ha consentito a noi di richiedere gli arresti domiciliari per uno di loro anziché il carcere come gli altri due. Alcuni degli indagati stanno decidendo di rendere dichiarazioni all’autorità giudiziaria. Sappiamo che da circa tre anni l’esecuzione degli appalti è stata scorretta e che è stata affidata a ditte disoneste che sapevano di poter lucraare”.