AUGUSTA – Nella zona della Sicilia sud–orientale sono state avvertite due scosse di terremoto in meno di dodici ore. La prima è stata registrata alle ore 14,06 di ieri, di magnitudo Ml 4.4 (Mw 4.2) localizzata in mare ad appena 5 km a sud-est di Aci Castello, la seconda, alle ore 00,19, di magnitudo Ml 5.5 con epicentro a circa 130 km a sud-est di Malta.
A parlare in queste ore è stato l’esperto Marco Neri, primo ricercatore della sezione catanese dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, per capire se esiste un nesso tra le due scosse.
L’intervista all’esperto Marco Neri
“Il più recente terremoto a sud di Malta è attribuibile a una faglia del Canale di Sicilia, diversa dalla Scarpata Ibleo–Maltese: da mesi quella zona si muove. Entrando nello specifico, il Canale di Sicilia fa parte del Blocco Pelagiano, una piattaforma continentale del margine settentrionale della placca Africana che si estende dall’entroterra tunisino (regione del Sahel) sino alla Sicilia orientale, ove è separato dal Bacino Ionico da un confine tettonico regionale denominato Scarpata Ibleo–Maltese“, spiega l’esperto.
“Nell’area in questione del Canale di Sicilia, l’Ingv registra una vivace attività sismica dal 18 gennaio di quest’anno, una cosiddetta sequenza sismica che aveva già visto, il 30 gennaio scorso, un sisma di magnitudo Mw 5.6 con epicentro a circa 90 km a sud di Malta, seguito da un centinaio di altre scosse meno forti, fino a marzo.
Invece, il terremoto di ieri pomeriggio, localizzato vicino alla costa catanese, è avvenuto in un’area caratterizzata da una sismicità diffusa correlabile all’attività vulcanica dell’Etna e alle strutture tettoniche adiacenti, strutture tettoniche tra cui si ricorda la Scarpata Ibleo-Maltese che generò il terremoto del 1693, a circa 50 km a sud-ovest dell’epicentro individuato ieri, di magnitudo stimata Mw 7.3″.
I due terremoti non sarebbero dunque collegati, spiega l’esperto: “Sono generati da faglie diverse, ma la vicinanza temporale ed anche fisica delle faglie che si sono mosse apre un dibattito. La geodinamica del Mediterraneo centrale è complessa e non si possono escludere interazioni tra faglie contigue“, conclude Neri.
Catania, resta in fascia di rischio sismico 2
“Adesso che una forte scossa ha ricordato a tutti la vulnerabilità del nostro territorio, a dura prova nei secoli, qualcuno si ricorderà dell’assurda classificazione di Catania e di gran parte della provincia etnea in fascia sismica 2. Così, la Regione nega fondi necessari al consolidamento di infrastrutture e di edifici, pubblici e privati. Così, la politica condanna Catania alla paura“, lo afferma Enza Meli, segretaria generale della Uil di Catania.
“La battaglia condotta dalla nostra organizzazione – continua la segretaria generale -, il Sindacato delle Persone, sin dal congresso del 2018 quando sollecitammo la riparazione di un torto: l’esclusione dalla prima fascia di rischio e dalle relative misure di sostegno, pur essendo classificata da tutti gli esperti tra le province maggiormente esposta al pericolo di eventi devastanti.
Da allora a oggi, malgrado i ripetuti segnali raccolti dai sismografi e le sollecitazioni degli esperti, nulla è cambiato mentre i rappresentanti di questa provincia nelle istituzioni politiche hanno brillato, tranne qualche eccezione, per un cinico e imbarazzante disimpegno. La Regione, intanto, ha rivisto nella precedente legislatura la classificazione di rischio lasciando in fascia 2 la nostra provincia, con la sola eccezione di quattro comuni.
Sfidiamo oggi parlamentari ed esponenti di Governo, nazionali e regionali, a prendere posizione. Ci spieghino perché Catania dovrebbe restare in fascia 2, a differenza di molta parte del resto di Sicilia. Vorremmo, peraltro, ricordare come appena un anno fa assieme alla segretaria generale della Uil Sicilia, Luisella Lionti, denunciammo all’opinione pubblica l’incredibile penalizzazione vissuta sulla propria pelle dai catanesi e all’allora presidente della Regione chiedemmo di ascoltare, se non le ragioni della Uil, almeno quelle della Scienza. Fu un appello lanciato dopo altro terremoto registrato al largo della costa ionica e sulla base dell’autorevole analisi del professore Carmelo Monaco, che aveva ricordato gli studi sulla faglia Alfeo–Etna e sottolineato la riattivazione di quella enorme struttura sismogenetica“, conclude Meli.
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