SIRACUSA – Conflitti, passioni incestuose e l’amore in un valzer tragico con la morte. Questi gli elementi che hanno reso magica l’esperienza dei ragazzi dell’I.I.S. Marchesi avvolti dalla suggestiva bellezza del Teatro greco di Siracusa, vivendo con i propri occhi il “peccato” amoroso di Fedra nella tragedia “Ippolito portatore di corona”.
La partecipazione alla rappresentazione classica per studenti dell’istituto superiore di Mascalucia (Catania), Dirigente Scolastica prof.ssa Lucia Maria Sciuto, rientra nel progetto Ap13 Scuola fuori, diretto dalla responsabile e professoressa Maria Palazzolo.
Amore e morte nel nome della libertà
Dietro la regia di Paul Curran, l’amore fatale di Fedra si intreccia con la contemporaneità, rendendo “nostra” la tragedia euripidea.
L’eros viene descritto come una malattia incurabile, non esiste pharmakon che possa estirparla, né filtri magici che possano sciogliere quelle catene rosse strette intorno al cuore. E proprio quelle catene, stringono, soffocano il cuore di Fedra a cui non resta che cedere andando verso l’inevitabile morte.
La colpa di Fedra è dunque proprio amare: condannando se stessa in un processo senza difesa, denuncia la fatale forza distruttiva di Eros che avvolge ogni uomo, nella sua tempesta dalle mille sfumature di rosso.
Alla passione distruttiva di Fedra, si contrappone l’odio verso Afrodite di Ippolito che, peccando di ubris, “profana” ogni valore amoroso disinteressandosene totalmente e ripudiando il genere femminile. La misoginia del figlio di Teseo è infatti palpabile dalle prime battute con espressioni che condannano la donna “intelligente” e che osa mettersi alla pari dell’uomo.
Il ritorno della febbre greca e le sensazioni post-spettacolo
Ai microfoni di NewSicilia, la professoressa Maugeri, tra le organizzatrici del progetto scolastico, ha analizzato chirurgicamente il viaggio vissuto dagli studenti immersi nella grecità siracusana.
Un’organizzazione da 10 e lode
“Il numero dei partecipanti – spiega la docente – era elevato: si parla di sei pullman e quindi di quasi trecento ragazzi e venti insegnanti, quindi dal punto di vista organizzativo non è stato semplicissimo. Abbiamo acquistato i biglietti a Novembre proprio per garantirci una postazione ideale: infatti eravamo molto vicini, addirittura nelle prime file cosa che normalmente quando si acquista il biglietto col posto unico questo non accade”.
La “Grecia” a pochi chilometri da casa
L’attenzione si è poi spostata sul valore dell’opera per gli studenti: Questi eventi, soprattutto per chi studia le discipline classiche, sono molto importanti e noi abbiamo la fortuna di avere Siracusa a pochi chilometri mentre altri vengono appositamente da tutta Italia. È bello essere tornati ad assistere a questi spettacoli dal vivo anche con la scuola dopo il periodo del covid, è bello portare i nostri ragazzi ad assistere alla messa in scena dei testi che sono stati studiati”.
La tragedia e la sua metamorfosi registica
“Chiaramente le scelte dei registi (costumi, scene, musiche)sono personali, anche se il testo è sempre uguale a se stesso, riesce sempre a rinnovarsi: dopo aver visto più volte una tragedia appare infatti sempre diversa. Il clima che si viene a creare è unico, il teatro di Siracusa fa rivivere a pieno le emozioni delle tragedie“.
Dai banchi di scuola al teatro
“La nostra scuola ha invitato a partecipare allo spettacolo anche i ragazzi del primo e del secondo anno: tuttavia, per rendere più agevole la comprensione ha organizzato nei giorni precedenti un’ attività pomeridiana durante la quale i ragazzi delle quarte e delle quinte raccontavano la tragedia ai più piccoli, proprio per farli arrivare preparati. Ma è chiaro che chi ha apprezzato di più sono stati i ragazzi più grandi del liceo classico”.
“Per questo quando parlava Ippolito i ragazzi si giravano verso di me: si vedeva che si sentivano coinvolti e anche gratificati perché noi quest’anno abbiamo studiato tutto quello che ha a che fare col mondo del teatro, non semplicemente le tragedie ma anche la struttura, le varie parti, il senso stesso del teatro. Molti non avevano mai messo piede in questo meraviglioso teatro e hanno sentito un’ emozione fortissima“.
Perplessità sull’intreccio tra antico e moderno
“Lasciano perplesse alcune scelte che possono essere sentite come delle forzature. L’ingresso del coro con gli abiti della protezione civile, la comparsa di un cellulare in scena e anche l’utilizzo di una pistola. Ho invece apprezzato molto la statua a forma di cranio che mutava a seconda delle emozioni che il regista voleva trasmettere. Le recitazioni restano impeccabili e gli attori sono stati fantastici, come le luci e l’atmosfera magica che si è venuta a creare all’ora del tramonto: unico.
Tra amore e peccato
“Fedra rappresenta l’incarnazione della potenza devastante di Eros e l’incapacità di dominare questa passione quasi incestuosa. La tragedia si focalizza su due estremi: quello di Ippolito che disprezza l’amore, Afrodite e le donne preferendole alla caccia e al culto di Artemide, contrapposto a Fedra che invece non riesce a contenere questa insana passione distruttiva“.