SICILIA – Dopo un’aura di euforia “liberatoria” che ha travolto tutti gli studenti italiani c’è chi, guardando bene al “nuovo format”, è stato avvolto da dubbi ed insicurezze su quelle che al 99% sarà la facoltà universitaria di Medicina.
Con il nuovo disegno di legge, chi ambisce alla carriera medica potrà infatti accedere senza test al corso ma verrà “ufficialmente” selezionato in base ai crediti guadagnati nel primo semestre.
È davvero un bene?
È davvero un bene? Questa la principale domanda dopo l’abolizione del test d’ingresso. La prima e lampante risposta è stata sì, ma riguardando il decreto forse sarebbe meglio dire: “Sì, ma il sistema resta sbagliato”.
Ed è proprio questo il grande problema dietro più che aprire le porte ai giovanissimi medici, rischia di chiudere drasticamente.
La scelta di fornire il libero accesso a tutti è sicuramente ciò che si chiedeva da una vita, ma richiedere agli studenti di accumulare un certo punteggio durante il primo semestre potrebbe risultare una sconfitta, per gli studenti e per la Medicina italiana.
La formula, invece di essere più inclusiva, sfocia cinicamente nella selettività, strappando sogni a ragazzi che vedono il proprio futuro andare in fumo per una manciata di punti in meno rispetto al richiesto.
L’obiettivo è quello di “avere i medici d’élite” ricercando una classe pregiata di lavoratori in un periodo dove di medici italiani non ne abbiamo affatto.
E allora va bene chiudere il portone in faccia agli studenti e poi finanziare i propri fondi arruolando esperti all’estero, mossa effettuata proprio recentemente dalla Regione Sicilia.
Le istituzioni non funzionano
Paradossalmente, perdonatemi la digressione forse non necessaria, ma la situazione di mutilamento degli sviluppi giovanili si espande a troppe istituzioni del nostro paese dove si preferisce spianare la strada veloce a suon di milioni invece di coltivare, passo dopo passo, i talenti del nostro paese; e poi non lamentiamoci della fuga di cervelli.
Pensiamo ad esempio al sistema calcio italiano dove avviene purtroppo applicata la stessa formula. Sistema che scarta brutalmente i giovani e li manda “a fare le ossa” tra le serie minori per anni perché non sono pronti per la A.
E quando dovrebbero esserlo questi ragazzi, calciatori o medici che siano, dopo dieci o vent’anni bloccati in un limbo di continuo percorso per lasciare spazio ai grandi e come finisce poi? Medici in Italia e soprattutto in Sicilia pari a zero con un’assistenza sanitaria sempre più verso l’estremo e in Serie A speriamo nel ritorno di un 50enne e fuori forma Totti, lamentandoci che il talento è ormai scomparso.
Parola agli studenti
Noi di Newsicilia abbiamo deciso di dar voce proprio agli studenti, chiedendo loro se la nuova Medicina è un flop o un top.
“Se il Ministero pensava, attraverso questa soluzione, di agevolare e aiutare gli studenti ha invece ottenuto il contrario, caricando ansia e paure in più. Il maniacale accumulo di punti uccide un sistema già verso la morte”
“Inoltre l’accesso libero porta al problema della capienza aule, con posti a sedere limitati e locali inadatti per ospitare un gran numero di studenti. Non dovremmo dunque stupirci se nei prossimi anni vedremo aule full e con ragazzi seduti a terra per seguire la lezione” . Ha dichiarato la studentessa di Medicina, Rachele Seminara.
“Sono pro alla vecchia formula del test perché non essendoci le aule e i laboratori necessari al numero delle persone si sfocerebbe nel caos. Non apprezzo la nuova graduatorio perché, mettiamo caso uno studente non riesca a passare un esame durante questa “prova”, butta un anno della propria vita tra spese di libri e sforzi”. Dice un altro studente di Medicina, Giulio Mazzaglia.
“Inoltre la “convalida delle materie” non trova secondo me un senso poiché chi studia medicina non ambisce a corsi fuori dalla propria carriera futura. Tra l’altro, la paura è che i posti possano malauguratamente finire “conservati” al “figlio di” o all’ “amico di”, distruggendo ogni forma di meritocrazia e tagliando ragazzi realmente preparati”.
Pareri che si oppongono a chi invece tra i giovani ha definito l’abolizione “una possibilità che offre a tutti l’accesso ad un corso tanto ambito”.
Il futuro dell’Italia
Insomma i dubbi su un’istituzione già in crisi crescono inesorabilmente, schiacciando ancor di più le fragili fondamenta che reggono la nostra (povera) sanità.
Solo il tempo potrà dirci se il nuovo disegno di legge si rivelerà una soluzione o un ulteriore problema, ma fino ad allora i punti interrogativi restano tanti, dal problema infrastrutture alla carente crescita tra i banchi.
E a volte dimentichiamo che qua non si parla più di voti o esami, ma del, tutt’altro che utopico, futuro del nostro paese.