“Per noi due…”, alla Fornace Penna di Scicli l’ultimo episodio con Eleonora Cravagno e “Find yourself beyond the labyrinth”

“Per noi due…”, alla Fornace Penna di Scicli l’ultimo episodio con Eleonora Cravagno e “Find yourself beyond the labyrinth”

RAGUSA – Siamo giunti all’ultimo episodio del viaggio, tra parole e fotografie, insieme a Eleonora Cravagno, autrice di “Find yourself beyond the labyrinth“.

Cretto di Burri – Gibellina (Trapani): episodio 1

Fornace Penna – Scicli (Ragusa)

Il quarto e ultimo luogo è la Fornace Penna, un monumento di archeologia industriale ormai mal ridotta e abbandonata.

Per l’occasione, dunque, ci spostiamo a Ragusa. Negli ultimi anni, grazie anche al fascino delle sue rovine, la Fornace Penna è stata utilizzata come set cinematografico: “La Mànnara”, come viene nominata la località dove sorge la fabbrica, la ritroviamo in molti episodi dello sceneggiato televisivo Il Commissario Montalbano. In occasione di una sua visita, Vittorio Sgarbi, l’ebbe persino definita “una basilica laica in riva al mare”.

Costruita agli inizi degli anni ’90, sorge a pochi passi dal mare per motivi legati alla sua funzione industriale.

Labirinto di Arianna, Fiumara D’Arte – Castel di Lucio (ME): episodio 2 

In tutti e quattro gli episodi è stato possibile ammirare la ricerca continua e la scelta degli abiti che “non volevo fosse casuale, ho cercato di creare contrasto tra il colore del vestito e il tipo di luogo rappresentato. Ho scelto abiti puramente lunghi, sinuosi ed eleganti. Sono presenti colori sia neutri che con fantasie floreali. Anche i vestiti simboleggiano qualcosa di puro, simboleggiano il turbamento col nero, la purezza col bianco, la passione col rosso, la rinascita e la linfa vitale col floreale ma anche l’essere totalmente spogli senza vestiti addosso, senza protezione“.

A parlare è l’autrice, catanese di nascita ma milanese d’azione, che proprio in Sicilia, nella sua terra, ha ritrovato se stessa dopo un dolore in cui ci si può soltanto perdere. “Sono un complemento del mio essere, vedo nero, vedo colorato e vedo spoglio. Perché ogni volta mi spoglio, rimuovo tutto ciò che mi riveste per vedere come sono fatta. E lì completamente nuda vengo colpita e calpestata dal mondo“.

Il Labirinto di Donnafugata (Ragusa): episodio 3

Il velo presente in tutte le location rappresenta le anime perse: “La mia anima che vorrebbe evadere da questa sofferenza, da questo turbamento ma che rimane intrappolata, impigliata senza via d’uscita all’interno del labirinto, grida, sgomita perché vuole essere libera“.

Per la scelta delle modelleall’inizio fu complicato, in quanto pensavo che per una migliore rappresentazione dovevo essere io a concepire il progetto sia da art director che come poser, ma bastava qualcuno che mi somigliasse. Così trovai due modelle stampo puramente siciliano, con lineamenti affermati e una bellezza rara“.

E poi la luce. “È stata utilizzata una luce prettamente naturale senza l’utilizzo di alcun derivato artificiale, poiché ho sempre amato il contrasto che il sole alto in cielo riesce a creare accorpato ai luoghi e ai lineamenti del viso. La luce calda della Sicilia – che è sempre stata cara a me, quel calore che ti provoca i brividi lungo la schiena – riesce a far diventare bello ogni luogo più nascosto.

Il sole è stato sempre simbolo di forza, in quanto mio padre lo era per me e mi ha aiutato a realizzare questo progetto facendomi scoprire ogni singolo angolo della mia terra.

Mi è stato mostrato tanto in questi anni, ho incamerato ogni singola informazione per farla diventare un progetto a cui tengo molto.

Ho messo cuore e testa, e questo progetto è l’insieme di me e di quello che mi ha formata per diventare ciò che sono, la donna forte e matura che mio padre vorrebbe vedere.

PER NOI DUE…“.