Il labirinto di Donnafugata, tra percorsi di spine e vie d’uscita: terzo episodio nell’opera di Eleonora Cravagno

Il labirinto di Donnafugata, tra percorsi di spine e vie d’uscita: terzo episodio nell’opera di Eleonora Cravagno

RAGUSA – Siamo giunti al terzo episodio, di questo viaggio tra fotografia e scrittura, iniziato due settimane fa e che vedrà la fine domenica prossima. Quattro episodi per regalarvi la meraviglia di “Find yourself beyond the labyrinth” (“Trova te stesso dentro il labirinto“) di Eleonora Cravagno, un’opera nata dal dolore di una perdita e dalla spettacolarità che può prendere forma dal pensiero di aver toccato il fondo.

Ma si sa, quando lo tocchi, il fondo, ti resta solo una cosa da fare: risalire.

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Il Labirinto di Donnafugata – Ragusa

Oggi è il momento del terzo luogo, e ci spostiamo a Ragusa: è qui che prende vita il Labirinto di Donnafugata, situato all’interno della tenuta del castello in provincia del territorio ibleo.

Una forma trapezoidale, vero simbolo di perdizione. Un tempo doveva apparire diverso e lasciare letteralmente senza fiato.

Ruoto la testa per cercare l’uscita il passato mi insegue e non dovrei voltarmi ma tocca la mia spalla e sussurra il mio nome

Ogni angolo del tracciato era ricoperto da siepi di rose rampicanti per rendere, tra l’altro, più difficile il percorso di uscita.

Il labirinto fu costruito dal barone dell’epoca per divertire i suoi ospiti. La sua forma è trapezoidale ispirato ad un labirinto già esistente presente a Londra.

La storia narra che il Barone fece installare – per complicare l’uscita – delle siepi di rose lungo i muri.

Ci si trova affascinati quando si entra all’interno di esso poiché vi ha molte vie percorribili ma non tutte sono quelle giuste per arrivare a trovare il centro del labirinto o una via d’uscita.

Quasi tutta la struttura del castello compreso il labirinto sono stati utilizzati, grazie alla sua bellezza, come set cinematografico nella serie televisiva Il Commissario Montalbano.

Poche le cose che rimangono di te, in questa vita bianca baciata dal sole. La voglia di poter gridare alla luna le parole non dette. Le lacrime non versate.

Per il quarto e ultimo viaggio ci sposteremo di pochi chilometri: concluderemo con la Fornace Penna, a Scicli, e vi sveleremo segreti e particolari che in questi tre episodi precedenti abbiamo tenuto all’oscuro dai vostri occhi.

La ricerca continua degli abiti, la luce, il velo presente in tutte le location scelte accuratamente. E a parlarcene sarà proprio la madre di quest’opera, Eleonora Cravagno

la donna forte e maturache mio padre vorrebbe vedere“.