Violenza sulle donne, la Sicilia grida “Denunciate!”: la vita lascia lividi, ma il silenzio molti di più

Violenza sulle donne, la Sicilia grida “Denunciate!”: la vita lascia lividi, ma il silenzio molti di più

Ricorre oggi la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, un tema scottante che fa “tremare” dentro e fuori sia le vittime silenziose, protagoniste di storie assurde e inenarrabili, sia chi – da fuori – cerca di immedesimarsi e non si capacita di come sia possibile, ancora nel 2021, udire tali racconti.

La violenza di genere non è solo quella fisica ma può assumere diversi contorni, dalla discriminazione sul luogo di lavoro ad atteggiamenti persecutori o sguardi e frasi di troppo, che feriscono e lasciano “cicatrici” profonde e incurabili.

È proprio la violenza “silenziosa”, tra l’altro, quella più insidiosa e dolorosa, da respingere con le unghie e con i denti, con tutta la forza di cui ogni donna è dotata, anche se – in certi casi – si convince che non sia così.

La Sicilia grida “Basta!”

La pandemia, che da quasi due anni ha letteralmente stravolto le nostre vite, non ha posto affatto un freno alle discriminazioni di genere. Stando costretti a rimanere per tanto tempo a casa, infatti, la violenza consumata tra le mura domestiche ha raggiunto – lo scorso anno – numeri esorbitanti (94,5%), con chiamate frequenti al numero antiviolenza e richieste d’aiuto.

La Sicilia, in occasione di questa giornata tanto significativa, è in prima linea e si è unita in un unico grido per dire definitivamente basta a tale fenomeno che, purtroppo, soprattutto nell’Isola, conta un numero di casi agghiacciante. A parlare sono proprio i dati che la collocano in cima alla classifica dei “codici rossi” e ai primi posti per casi di revenge porn e stalking.

Un unico colore, un’unica voce

Proprio per ricordare le vittime di femminicidio, Palazzo Reale a Palermo è illuminato di rosso: un monito nei confronti di quanti non esitano a esercitare violenza fisica e psicologica nei confronti di mogli, figli e compagne. Stessa sorte per Palazzo dei Giurati a Taormina. Un unico colore, un’unica voce per chi, purtroppo, non ne ha più e non ha avuto la possibilità di ribellarsi.

A Messina, invece, l’amministrazione comunale ha aderito all’iniziativa promossa dalla FIDAPA-BPW ITALY, illuminando di colore arancione la facciata di Palazzo Zanca, al fine di sensibilizzare la cittadinanza all’uguaglianza di genere e per simboleggiare un futuro senza violenza sulle donne.

Palazzo Reale – Palermo

Una “scarpa rossa” come simbolo

Tra le ulteriori iniziative del Comune di Messina si è tenuto un convegno e, prima dell’avvio, è stata collocata una scarpa rossa, creata da artigiani locali e recante il numero telefonico 1522, il servizio pubblico antiviolenza e anti-stalking, promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento Pari Opportunità.

Nell’apprezzare l’opera, il sindaco ha sottolineato: “Questa scarpa rossa rappresenta simbolicamente non soltanto tutte le donne private della libertà di non potere indossare scarpe o altro tipo di vestiario, ma testimonia il rosso, colore del sangue, versato da coloro che sono vittime della violenza di genere. Auspico pertanto, che simili iniziative contribuiscano unitamente all’impegno di tutte le istituzioni a sensibilizzare la collettività e a diffondere la cultura della parità di genere“.

L’importanza di denunciare

A Catania, invece, si è svolto un corteo nella speranza di rendere giustizia, almeno parzialmente, anche a chi è stata troppe volte costretta a tacere.

Fondamentale, in questo quadro, quindi, la forza e il coraggio di rinascere, che spesso manca per paura di ritorsioni da parte del partner violento o di chi maschera il “possesso” per “amore” e attribuisce addirittura la “colpa” alle donne.

Ma non è affatto così: l’amore sfiora, delicatamente, riempie, ma non ferisce mai. Nessuno ha il diritto di fare del male e non esistono motivazioni né giustificazioni.

È vero che questa vita lascia lividi, ma il silenzio ne lascia molti di più. E alcuni non vanno più via. In questi casi, si deve solo ed esclusivamente urlare un forte e secco: “BASTA!“.