Qualità della vita 2025, Sicilia inchiodata al fondo: Caltanissetta ultima

Qualità della vita 2025, Sicilia inchiodata al fondo: Caltanissetta ultima

SICILIA – La nuova Indagine sulla Qualità della Vita 2025 di ItaliaOggi e Ital Communications, realizzata con l’Università La Sapienza di Roma, conferma un quadro ormai strutturale: l’Italia corre a velocità diverse.

Mentre Milano si aggiudica ancora una volta il primo posto, il Mezzogiorno continua a occupare gli ultimi segmenti della graduatoria, con la Sicilia inchiodata nelle retrovie.

Sicilia: province negli ultimi venti posti

Lo studio si articola in nove dimensioni d’analisi: affari e lavoro, ambiente, istruzione e formazione, popolazione, reati e sicurezza, reddito e ricchezza, sicurezza sociale, sistema salute, turismo intrattenimento e cultura, che hanno permesso di indagare la qualità della vita a livello locale.

Il dato più allarmante riguarda proprio l’Isola. La Sicilia presenta un record negativo: tutte e nove le sue province rientrano negli ultimi venti posti su 107, segnando una frattura profonda rispetto al resto del Paese.

L’unica realtà che cerca di emergere è Ragusa (78° posto), seguita da Messina (90°). Dopo di loro, la discesa è verticale: Trapani (91°), Enna (96°), Palermo (99°), Catania (100°), Siracusa (102°), Agrigento (103°) e nuovamente Caltanissetta fanalino di coda d’Italia (107°).

“Frattura Nord-Sud”

Per Alessandro Polli, docente di Statistica economica e Analisi delle serie storiche all’Università La Sapienza di Roma. “L’indagine sulla qualità della vita è uno degli studi più completi disponibili in Italia. Si articola in nove dimensioni e 97 indicatori che permettono un’analisi approfondita del contesto locale. L’edizione di quest’anno conferma tre tendenze: la crescente frattura tra il centro-nord, più resiliente, e il Mezzogiorno, sempre più vulnerabile; la presenza di ampie aree di disagio sociale nel sud, difficili da affrontare nell’attuale quadro di finanza pubblica; e il consolidamento del primato delle province e città metropolitane del centro-nord, che anche nella fase economica e geopolitica attuale mostrano la maggiore capacità di resistenza”. 

Nel Sud si osserva comunque un fenomeno interessante: il divario interno cresce. Lecce e Cagliari avanzano grazie a turismo, servizi e qualità urbana; Potenza e Campobasso recuperano terreno.

Ma nel complesso, soltanto L’Aquila riesce a raggiungere il livello “accettabile”, mentre un anno fa erano due le province del Sud presenti nel secondo gruppo di qualità.

Sud in difficoltà interne ed esterne

Secondo lo studio, la qualità della vita è “buona o accettabile” solo in 60 province su 107, un dato in calo rispetto agli anni precedenti e indicativo di un peggioramento generale. Il Nord-Ovest arretra leggermente, il Nord-Est migliora, il Centro avanza di poco. Il Sud invece rimane intrappolato in un doppio svantaggio: quello rispetto al resto del Paese e quello interno, tra aree in ripresa e territori che non riescono più a invertire la rotta.

La Sicilia rappresenta oggi il simbolo del Sud che non riesce a trasformare il proprio potenziale in benessere, con performance insufficienti in quasi tutte le dimensioni analizzate: lavoro, servizi, sicurezza, reddito, sistema salute.