Mafia, 41 omicidi e due stragi: il pentito Spatuzza chiede la libertà, Cassazione deciderà in queste ore

Mafia, 41 omicidi e due stragi: il pentito Spatuzza chiede la libertà, Cassazione deciderà in queste ore

SICILIA – Da 25 anni si trova in regime di detenzione, il pentito Gaspare Spatuzza – arrestato nel lontano ’97 – condannato per 41 omicidi e per le stragi di Capaci e via D’Amelio, torna alla ribalta delle cronache locali con una richiesta: ritornare in libertà.

Spatuzza in realtà non è proprio in reclusione, ma da tempo vive in custodia domiciliare in una località protetta. Tanti i collaboratori di giustizia che dopo anni hanno ottenuto la loro libertà e, ad oggi, così chiede di poter fare il pentito tramite il proprio legale, l’Avvocatessa Valeria Maffei. Quest’ultima, come ha già anticipato in esclusiva al Corriere della Sera, ha fatto ricorso alla Cassazione contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma che ha ritenuto ancora non sufficientemente maturo il suo percorso di collaborazione.

A decidere è la Prima Sezione Penale della Suprema Corte, collegio presieduto da Carlo Zaza, relatore del caso il consigliere Filippo Casa.

Dalla sua parte Spatuzza ha la provata affidabilità delle sue ricostruzioni riscontrata in tanti processi. Rilevanti e di primo piano quelle che hanno smascherato i depistaggi sulla strage nella quale è rimasto ucciso il giudice Paolo Borsellino con la sua scorta. Ha confessato di avervi preso parte, come all’eccidio di Capaci, e ha consentito così che sette persone ingiustamente condannate riacquistassero la libertà.

Adesso, di libertà, rivuole la sua.

Contro Spatuzza – boss della famiglia palermitana di Brancaccio, responsabile anche del rapimento e dell’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo – c’è una questione di non poco conto: il suo pentimento è arrivato solo nel 2008, quando sulla sua testa erano fioccate condanne all’ergastolo.

Dal canto suo, Spatuzza invece, ha mostrato ai supremi giudici il nulla osta alla libertà condizionale espresso dalla Procura di Caltanissetta e dalla Direzione nazionale antimafia.

Tra le sue vittime, padre Pino Puglisi, ucciso il 15 settembre ’93 a Palermo, con un colpo di pistola sparatogli nel giorno del suo 56esimo compleanno da Salvatore Grigoli, anche lui diventato collaboratore di giustizia.

In queste ore è atteso il verdetto della Cassazione che potrebbe accogliere la richiesta di Spatuzza ordinando al Tribunale di Sorveglianza di riesaminare nuovamente con occhio più clemente la richiesta di liberazione.