PALERMO – Il 2020 sta per terminare e per il comparto agroalimentare in Sicilia è stato registrato un crollo del prezzo dell’olio d‘oliva. Una notizia che invita a tenere alta l’attenzione su tutto ciò che riguarda il settore agroalimentare della nostra isola, del quale ci siamo già occupati più volte in passato.
Per la produzione si alternano l‘anno di carica, con quantità abbondante, e quello di scarica, con quantità scarsa. Questo fenomeno alcune volte si ripete per diversi anni con una certa costanza, ma la sua intensità dipende anche dalla qualità di fruttificazione dell’anno precedente, dalle condizioni ambientali e colturali e dalla varietà.
I valori parlano chiaro e una conferma arriva dal presidente dell’associazione Oleum Sicilia, Mario Terrasi, che spiega come questo sia a tutti gli effetti un anno di scarica. Quest’ultima però dura effettivamente dal 2018, in quanto da allora si è sotto la media regionale.
“I dati ufficiali della Sian, il Sistema Informativo dell’Agea (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) Nazionale – afferma Terrasi –, aggiornati al 13 novembre, parlano di 29mila tonnellate prodotte. Considerato che quasi tutti frantosi sono alle fine, abbiamo fatto una proiezione ipotetica, relativamente agli ultimi giorni di molitura, che mostra un calo del 15 %. L’ultimo anno di carica è stato il 2017 perché nel 2018 abbiamo prodotto 18mila tonnellate, nel 2019 36mila e quest’anno c’è, come ho detto, il calo del 15% rispetto alla media regionale, che dovrebbe attestarsi sulle 50mila tonnellate, che nelle annate di carica potrebbe essere anche 70mila. Tutto questo è dovuto innanzitutto a fattori climatici, perché a maggio abbiamo avuto 4-5 giornate di scirocco, che hanno danneggiato la fase dell’allegagione. A ciò si aggiungono anche un attacco di tignola e il fatto che la pianta non è costante, in quanto alterna le produzioni. La quantità esatta di quest’anno dovrebbe essere di 33mila tonnellate nella migliore delle ipotesi”.
Molto curiosi anche i valori relativi alle province siciliane, dovuti anche alla presenza nel territorio di determinate tipologie. La richiesta di acquisto e l’attuale emergenza hanno le loro conseguenze per il mercato, mentre sono buone le notizie che arrivano dai raccolti di altri frutti, anche se il recente stop comunque pesa. Infine l’invito a comprare prodotti nostrani è sempre in primo piano.
“Siracusa e Ragusa – conclude Terrasi – sono leggermente in rialzo, mentre Palermo, Caltanissetta, Enna, Messina e Catania sono più o meno sul trend dello scorso anno. Trapani è la migliore e soprattutto non ha scoperto quella perdita che c’è stata sull‘Agrigentino, dove si registrano maggiori problemi, con una superscarica. Queste condizioni sono dovute alla presenza di varietà diverse di olivo, come la Biancolilla su Agrigento o la Nocellara del Belice nel Trapanese. Le differenze di produzione sono causate anche dal fatto che ognuna di queste tipologie ha periodi leggermente diversi di fioritura e allegagione. Si tratta quindi di una serie di cose che incidono tra cultivar e aspetti pedoclimatici. Dalla seconda metà di settembre abbiamo cominciato a raccogliere e a molire, cosa che ha portato a ottobre ad avere tante richieste e a vendere tanto. Dall’inizio di queste mese di è fermato tutto e i prezzi stanno un po’ calando. Il Dpcm emesso dal governo ha portato a una contrazione del mercato, perché la gente ha paura anche di spendere e di conseguenza gli imbottigliatori si sono fermati per capire quanto olio acquistare e stoccare all’interno dei propri stabilimenti. Sull’uva c’è stata un’ottima campagna malgrado il 20 % in meno rispetto all’anno scorso. C’era stata una forte ripresa dopo il primo lockdown, ma la chiusura dei ristoranti ha fermato nuovamente tutto. Nella grande distribuzione la gente compra prodotti a basso costo, che spesso sono stranieri. Bisogna acquistare prodotti made in Italy per aiutare i nostri agricoltori guadagnando anche in salute, perché il nostro olio extra vergine d’oliva ha una carica polifenolica più intensa. Noi cercheremo di arrivare a tutti i consumatori per far capire questo e promuoveremo i prodotti nostrani all’estero per aumentare i canali di vendita”.
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