SICILIA – Tenere sotto controllo boss scarcerati, mafiosi in semilibertà e in permesso premio, anche tramite la realizzazione di una banca dati, attualmente inesistente, e capire se ci sia una strategia ben precisa dei capi delle organizzazioni criminali per potersi spostare da un penitenziario all’altro con lo scopo di una giurisdizione di sorveglianza più favorevole.
Boss scarcerati e mafiosi in semilibertà: servono più controlli
Questo quanto emerso in commissione nazionale Antimafia nel corso dell’audizione del giornalista de “La Repubblica“, Salvo Palazzolo, da qualche mese sotto scorta per avere ricevuto minacce dopo alcune inchieste sui mafiosi scarcerati e sui boss della vecchia mafia tornati a comandare sul territorio.
Durante l’audizione a Palazzo San Macuto durata quasi un paio d’ore, Palazzolo ha riferito alla commissione com’è nata la sua inchiesta sui mafiosi scarcerati, e la scoperta della “falla” nel sistema con le Procure che troppe volte non sono al corrente delle decisioni dei giudici di sorveglianza.
Le parole di Salvo Palazzolo
Ha parlato di “una campagna di comunicazione” in atto da parte di Cosa Nostra nei territori e della necessità quindi che lo Stato consenta a magistrati e forze dell’ordine di raccontare la lotta giornaliera alla criminalità organizzata. Quindi, ha poi sottolineato la solitudine dei tanti cronisti che si occupano di mafia, soprattutto dei tanti precari che lavorano in provincia, spesso minacciati anche attraverso richieste di risarcimenti ingenti.
La presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Chiara Colosimo, ha raccolto il suggerimento di ascoltare in commissione altri giornalisti. Sulla falla nel sistema, Colosimo ha ricordato che all’inizio della legislatura l’Antimafia ha chiesto dei dati al Dap e di averli in parte ricevuti.
“Non appena avremo il quadro completo, sentiremo in audizione il capo del Dap“- ha affermato Colosimo. Apprezzamenti e ringraziamenti manifestati dalla presidente Colosimo e dai commissari dell’Antimafia intervenuti durante l’audizione, alla Procura di Palermo e ai carabinieri, per l’indagine che ha portato ieri a 183 arresti per mafia.