SICILIA – Le scuole siciliane sono letteralmente nel caos tra aperture e chiusure. Non si sa, in concreto, che direzione prendere per prevenire il rischio contagio e per garantire il diritto allo studio al meglio.
Ieri mattina, infatti, il governo regionale ha comunicato il rientro nella giornata del 13 gennaio 2022, in serata poi i sindaci siciliani hanno ribaltato la decisione e hanno disposto la chiusura di tutte le scuole fino al 16 gennaio.
“In Sicilia studenti, lavoratori e famiglie sono nelle mani di un manipolo di politici incapaci, con un governo nazionale che, in assenza di investimenti nella scuola pubblica statale, non è riuscito a garantire la ripartenza in sicurezza. Ancora più assurdo è lo scontro tra regione Sicilia e sindaci dell’Isola, con le reciproche competenze che si incrociano e confliggono, determinando una situazione di caos sulle spalle della scuola pubblica statale“.
Questo è quanto dichiarato da USB Scuola Sicilia. E ancora: “La realtà di questo balletto è semplice: politica siciliana e il sindacalismo regionale sperano nell’ingresso della Sicilia in zona arancione o addirittura rossa, per poter andare in didattica a distanza. Sta accadendo qualcosa di surreale: prima la regione, ora sindaci e sindacati collaborazionisti tifano zona arancione o rossa, in attesa che ciò accada trascinano la scuola siciliana in un tira e molla vergognoso“.
“Dove sono le tanto invocate mascherine Ffp2 invocate dal governo? Dove sono gli umidificatori che potrebbero essere installati dai sindaci nelle scuole e aiuterebbero a contenere l’ attuale ondata di contagi anche tra i più giovani? Insomma, con quali reali garanzie di sicurezza anti-Covid domani si riapriranno le scuole nell’ arcipelago siciliano, con le ‘classi pollaio’ che impediscono qualsiasi forma di distanziamento?“, aggiungono.
“Chiediamo al governo nazionale, regionale e ai sindaci di assumersi la responsabilità del caos che si sta determinando in queste ore, con l’aggravante di tifare per la didattica a distanza e sperare cinicamente in più contagi, ospedalizzazioni e morti per arrivarci“, concludono.