SICILIA – Siamo alle prime battute dell’inchiesta della Procura di Trapani che ha travolto la Sanità siciliana, accusata di avere falsificato i dati Covid regionali per evitare l’inasprimento delle restrizioni. Dalle intercettazioni shock uscite nel corso della giornata di ieri, sono emersi i seguenti indagati e arrestati: Ruggero Razza, indagato e dimessosi dal suo ruolo di Assessore alla Salute, Maria Letizia Di Liberti, dirigente generale del Dasoe finita agli arresti domiciliari, Salvatore Cusimano, funzionario della Regione ed Emilio Madonia, dipendente di una società che si occupa della gestione informatica dei dati dell’Assessorato. Sempre dagli stessi audio raccolti dai Nas dei carabinieri, sarebbero emersi pure i numeri dello scandalo.
Scandalo Sanità siciliana: i morti “spalmati”
Pare che gli indagati avrebbero deciso di falsificare i dati Covid giornalieri da inviare all’Istituto Superiore di Sanità, “spalmando i morti” in più giorni, e omettendo un esiguo (ma comunque, se confermato, importante ai fini di misure di contenimento) numero di positivi, comunicando meno ricoveri e via dicendo. Dalle intercettazioni è emerso che la Di Liberti, ora ai domiciliari, al telefono ha detto: “Abbiamo trovato 140 morti mai comunicati“. Si tratterebbe di soggetti morti a marzo-aprile dell’anno scorso o nelle proprie abitazioni (i cosiddetti “morti fantasma”) o nei Pronto Soccorso saturi durante la prima terribile ondata Covid. La dirigente pare che abbia poi affermato che non ne avrebbe inseriti 40, bensì li avrebbe “spalmati”, comunicandone 5 al giorno a tutte le Asp.
Dati Covid falsificati: omessi nuovi positivi
In un’altra intercettazione con ancora protagonista Di Liberti al telefono, pare, con il collaboratore della Regione Cusimano, sarebbe emerso un dato ancora più grave. In pratica la dirigente, per evitare di rendere troppo tragico il dato giornaliero regionale sull’emergenza Coronavirus, al posto di comunicare la cifra tonda – per esempio, 600 nuovi positivi – ne toglievano 3 da un capoluogo di provincia – per esempio, da Agrigento -. “Il problema era il 6, i 600 che sono… basta che c’è un 5, pure se è 595, 596, ma è 5“, le “linee guida” per i dati Covid siciliani.
Scandalo Regione Siciliana: tamponi in più nel conto
Altre intercettazioni avrebbero fatto emergere come gli indagati abbiano, in altri casi, “pompato” il numero dei tamponi effettuati per evitare di fare aumentare il tasso di positività. Sotto indagine anche diverse occasioni in cui Di Liberti e Cusimano avrebbero deciso di comunicare all’ISS 3mila tamponi in più successivamente all’invio “ufficiale” dei dati.
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