“Scampagnata” a mare o in montagna: ecco la “Pasquetta” tutta sicula

“Scampagnata” a mare o in montagna: ecco la “Pasquetta” tutta sicula

PALERMO – Pasqua è passata, ma in Sicilia non ci si ferma a smettere di mangiare. Il lunedì di “Pasquetta” per molti siciliani equivale a “scampagnata“. La scampagnata tradizionale siciliana ha bisogno di tre fattori: cibo e “fucularu“, famiglia e/o amici e luogo di destinazione, che varia dalla classica campagna alla spiaggia.

Sempre se il tempo permette, le famiglie e gruppi di amici, dopo settimane di preparazione, partono, la mattina di “Pasquetta”, possibilmente in un orario che varia dalle 8 alle 10, alla volta del luogo di destinazione.

Dopo esser arrivati, l’addetto al “fucularu”, cioè alla brace, comincia a sistemare l’attrezzatura, pronto per arrostire chili di carne e verdure. Nel frattempo gli altri componenti del gruppo sistemano la tavola ed escono dalle borse frigo altre quantità di cibo, che puntualmente sfameranno le famiglie nei giorni avvenire.

Adesso l’armata della scampagnata e pronta. Si dà il via alla cottura della carne, che passa dalla salsiccia, puntine di maiale, polpette di carne di cavallo, involtini di pollo o carne, e cipollate. Per i vegetariani del gruppo abbiamo formaggi e verdure da grigliare, perché nessuno è esente dalla “scampagnata“.

Finito il lungo pranzo si divide il gruppo: una parte, quella più attiva, che si metterà a giocare a palla, con giochi che passano da “lupo” al classico “schiaccia sette“. Un’altra parte, quella più sedentaria si metterà a giocare a carte, con lunghe partite di “briscola” o “scala quaranta“. Infine l’ultimo gruppo: i “cuttighiari“, quelli che si mettono a spettegolare e raccontarsi gossip dopo il pranzo.

A conclusione della giornata, oltre ai ricordi e a qualche chilo di troppo, ciò che ci rimarrà sarà il cibo in più, che mangeremo nei giorni avvenire.