RAGUSA – La cattura di Aldo Gionta a Pozzallo, avvenuta ieri, ha rappresentato un duro colpo per la camorra napoletana. Il boss, elemento di spicco del clan Gionta, é stato catturato grazie a una stretta sinergia tra i Carabinieri di Torre Annunziata e quelli del gruppo di Ragusa, i quali hanno diffuso una nota nella quale hanno svelato i dettagli della brillante operazione.
Il mancato arresto. L’indagine é partita da Torre Annunziata e gli inquirenti erano sulle tracce di Gionta già da maggio, ma il boss si era sottratto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale. Anche a giugno, quando doveva essere arrestato, Gionta era riuscito a sparire nel nulla. Una traccia ha, però, portato i Carabinieri sulla pista maltese e la DDA di Napoli ha emesso un nuovo decreto per fermare “a vista” il camorrista.
Il blitz. Ben dieci uomini dell’arma in borghese, camuffati da turisti e da steward maltesi, hanno atteso al porto di Pozzallo l’arrivo di Aldo Gionta.
Quest’ultimo é arrivato con altri tre complici in tenuta vacanziera e grandi occhialoni scuri sul viso. Non é stato sempre facile individuare il latitante perché dalle indagini è emerso che Gionta, durante i suoi spostamenti, si camuffava con occhiali da vista e parrucche, arrivando anche a travestirsi da donna, per eludere i controlli.
Riconosciuto da uno dei carabinieri in borghese é scattato il blitz: le auto sono state bloccate e con le pistole in pugno, con il comprensibile sbigottimento dei turisti presenti, gli uomini dell’arma hanno fatto scendere il camorrista latitante.
Le verifiche. Inizialmente, come raccontano i carabinieri, Gionta ha negato la sua identità mostrando un documento falso. Solo la comparazione delle impronte digitali ha stabilito con certezza che gli inquirenti avevano visto giusto. Il boss era accompagnato da un amico e da due donne e tutti avevano diverse migliaia di euro nelle valige ed erano pronti a una lunga vacanza lontano dall’Italia.
I tre accompagnatori sono stati arrestati per favoreggiamento personale ed sono tutti incensurati insospettabili.
Gionta è stato arrestato oltre che per il decreto di fermo per associazione per delinquere di tipo mafioso anche per uso di documento falso valido per l’espatrio e violazione degli obblighi della sorveglianza speciale.
Il carcere. Adesso si trova nel penitenziario di Siracusa Cavadonna, più idoneo rispetto a quello ibleo per ospitare mafiosi potenzialmente destinati al 41 bis.
Le due donne che lo accompagnavano si trovano a Piazza Lanza, il carcere etneo, mentre l’uomo si trova nel penitenziario di Ragusa.