PALERMO – Da “Maracanazo” a “Barberazo” è un attimo, un dramma sportivo contro ogni pronostico che ha coinvolto il Brasile in finale di Coppa del Mondo contro l’Uruguay il 16 luglio 1950. Una vittoria della Celeste per 2-1 contro ogni pronostico.
La fiducia dei brasiliani si poggiava sia sul fattore campo che sull’elevato livello tecnico della Nazionale sudamericana, ma qualcosa andò storto.
Se non è successo lo stesso poco ci manca, in riferimento alla sconfitta di ieri da parte dell’Italia in favore della Macedonia del Nord in uno stadio Renzo Barbera gremito che ha decretato la mancata qualificazione ai prossimi mondiali in Qatar.
Il mese magico dell’Europeo non cancella un percorso a dir poco fallimentare. Il 2017 aveva decretato il tracollo del calcio italiano e siamo rimasti lì, quasi impassibili.
Sarà, ancora una volta, il Mondiale “degli altri” e con il campionato di Serie A sospeso nei mesi di novembre e dicembre appare difficile pensare a uno scenario sportivamente più triste.
Pensare agli errori fatti nei mesi precedenti potrebbe risultare nocivo, l’unica consolazione riguarderà le nuove regole per il Mondiale del 2026 che ospiterà 48 squadre rispetto alle 32 attuali. Forse, per quell’occasione, la Nazionale azzurra riuscirà nuovamente a prendere parte a una rassegna iridata.
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