Strage di Ustica: 35 anni fa il disastro aereo e oggi ancora nessuna risposta

PALERMO – Erano le 20.08 del 27 giugno 1980 quando un aereo, partito dall’aeroporto di Bologna e diretto a Palermo, esplose in volo; la sua carcassa precipitò in mare, tra Ponza ed Ustica (ironia della sorte il viaggio era quasi concluso; erano le 21.04 ed il volo avrebbe toccato terra alle 21.13) e ancora oggi non si ha alcuna risposta sulle cause che hanno determinato l’incidente.

Aereo Itavia poco prima della partenza per Ustica

Le famiglie degli 81 passeggeri coinvolti nella strage non sanno, sebbene siano ormai trascorsi 35 anni da quella maledetta serata, se i loro congiunti hanno perso la vita a causa di un errore umano o di un danno meccanico del velivolo o, come si è spesso bisbigliato, di un incidente militare (Francesco Cossiga sostenne che un missile francese entrò nella rotta dell’aereo) o di un attentato in piena regola.

All’interno delle parti dell’aereo strappate al mar Tirreno furono ritrovate delle particelle di polvere pirica.

Intanto a Roma il fascicolo relativo alla strage di Ustica non sembra essersi arricchito: sebbene le autorità abbiano garantito nel corso di queste ultime ore di non essere minimamente intenzionati a chiudere il caso, in 35 anni non sono stati rinvenuti indizi significativi.

Le piste attualmente più accreditate continuano ad essere quelle del missile, così come ipotizzato dall’ex presidente Francesco Cossiga e l’ipotesi di collisione con un aereo libico non segnalato nelle rotte (il velivolo era stato però intercettato da alcuni mezzi militari francesi e, probabilmente dopo aver causato dei danni all’aereo italiano, era stato raggiunto per poi essere abbattuto in Calabria). In ogni caso pare che un radar americano avesse intercettato degli aerei sospetti gravitanti nella rotta del diretto Bologna – Palermo, tuttavia gli statunitensi non vollero mai chiarire la loro posizione all’interno dell’intricata questione.

Quel che resta oggi della strage di Ustica è quindi soltanto dolore, qualche ipotesi e, in molti casi, nemmeno una tomba che accolga le spoglie delle vittime, per la maggior parte disperse in mare.