ALTAVILLA MILICIA – Potrà anche aver sconfitto i demoni che vedeva nella moglie e nei due figli, ma non di certo quelli che, con ogni probabilità, occupano la sua mente. Un quadro psicologico complesso e decisamente insolito quello di Giovanni Barreca, che si è reso protagonista della missione di salvare i familiari “posseduti“.
Nessun pentimento, dubbio o ripensamento da parte del carnefice, tuttora convinto di “aver fatto del bene“. Di aver agito in nome dell’amore su cui andrebbe costruito ogni nucleo familiare. Di aver fatto tutto ciò che avrebbe dovuto fare un buon marito o, ancora, un buon padre.
È inevitabile chiedersi quali siano i meccanismi mentali che stanno alla base di quella che non è una delle notizie di cronaca che purtroppo siamo abituati a leggere sulle prime pagine dei quotidiani. Non un raptus, non l’ennesimo femminicidio, non una storia d’amore finita in una pozza di sangue per gelosia, bensì una vera e propria strage familiare in cui Barreca, aiutato dai suoi complici, si è sentito in potere di decidere le sorti dei suoi conviventi, prendendo in mano le loro vite e scegliendone l’epilogo.
La parola alla psicologa Valentina La Rosa
Si è espressa sulla questione la dottoressa Valentina La Rosa, facendo un’analisi dettagliata dello stato mentale che sorge spontaneo attribuire agli autori della strage.
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In che modo il fanatismo può degenerare in una strage, prevalendo anche sull’amore familiare?
“Il fanatismo, inteso come una dedizione estrema e irrazionale a una causa o una credenza, può causare un’alterazione profonda del giudizio e dei valori personali“, ha esordito la psicologa.
“Nel contesto specifico della strage di Altavilla, siamo di fronte a una situazione complessa, nella quale la verosimile presenza di un grave disturbo psichiatrico con caratteristiche paranoiche e deliranti potrebbe aver avuto un peso fondamentale, aspetto che ovviamente dovrà essere opportunamente accertato dai periti in sede processuale“.
“Tale scenario – spiega la dottoressa – potrebbe chiarire come il fanatismo religioso e le convinzioni estreme abbiano prevalso su quello che nell’immaginario comune identifichiamo come ‘amore familiare‘. Questi disturbi, infatti, possono alterare la percezione della realtà dell’individuo, inducendolo a credere fermamente nella necessità di azioni estreme, quali l’eliminazione di presunti demoni per proteggere o ‘salvare’ i propri cari da minacce percepite ma non reali. La paranoia, in particolare, potrebbe aver alimentato una sfiducia distorta verso il mondo esterno, ritenuto ostile e pericoloso, intensificando così la percezione della necessità di intervenire drasticamente“.
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Da cosa potrebbe derivare la convinzione di dover “liberare dal demonio” i parenti?
“Alla luce di quanto evidenziato prima, la convinzione di dover ‘liberare dal demonio‘ i propri familiari – spiega l’esperta – può essere interpretata come parte di una distorsione della realtà da parte dell’individuo, manifestandosi così come una convinzione delirante“.
“Il delirio – approfondisce Valentina La Rosa – si caratterizza per essere una credenza ferma e inverosimile che, a differenza delle convinzioni erronee, persiste nonostante l’evidenza chiara e logica del contrario. Una convinzione delirante può indurre l’individuo a mettere in atto anche azioni estreme basate su una realtà distorta“.
“Nel contesto di un disturbo psicotico, che appare plausibile in un caso come quello di Altavilla, tali convinzioni possono scaturire da una combinazione di alterazioni cognitive, emotive e percettive. In questi casi – aggiunge – l’ambiente e le influenze esterne, quali gruppi religiosi estremi o individui con credenze affini, possono fungere da catalizzatori o rinforzi per le convinzioni deliranti“.
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Che ruolo potrebbe aver ricoperto l’influenza dei due complici di Barreca, che sarebbe stato indotto proprio dalla coppia a mettere in atto il massacro?
“L’influenza di complici, potenzialmente affetti da convinzioni estreme o disturbi simili, può avere un effetto rinforzante sulle convinzioni deliranti e paranoiche dell’individuo. La dinamica di gruppo tra persone che condividono idee deliranti può intensificare tali credenze, generando un fenomeno di ‘delirio condiviso‘, in cui il delirio si propaga e si condivide tra i membri del gruppo“.
“Questa dinamica potrebbe aver consolidato la falsa convinzione che l’unico metodo per ‘salvare’ i propri cari fosse attraverso azioni estreme, le quali, viste attraverso il prisma del delirio, erano percepite come necessari rituali di esorcismo dai demoni“.
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Da cosa può dipendere l’inspiegabile convinzione del carnefice di aver “fatto del bene” alla famiglia?
“La convinzione dell’omicida di aver ‘fatto del bene’ ai suoi familiari è un’espressione della gravità del suo rapporto distorto con la realtà. Tale convinzione – spiega – può derivare da un processo di razionalizzazione interna, dove l’individuo, incapace di confrontarsi con la realtà delle proprie azioni, le interpreta attraverso il filtro dei propri deliri, giustificando così comportamenti inaccettabili o estremamente violenti come se fossero necessari o benevoli. Questo meccanismo di difesa psicologico, radicato in convinzioni deliranti profonde, illustra come la psicopatologia possa alterare drasticamente la percezione della realtà di un individuo“.
L’importanza della prevenzione
“È fondamentale sottolineare – aggiunge la psicologa – che alcune anomalie comportamentali di Barreca erano state notate anche da individui esterni alla famiglia, come la vicina di casa. In particolare, quest’ultima ha riferito in diverse interviste che l’omicida parlava sempre del diavolo e picchiava la moglie, la quale era succube del marito. Questa testimonianza – conclude la dottoressa – evidenzia l’importanza di saper riconoscere i campanelli di allarme di condizioni di questo tipo nelle persone che ci circondano e, soprattutto, di avere il coraggio di denunciare situazioni di potenziale pericolo al fine di prevenire tragici epiloghi come quello di Altavilla“.