PALERMO – Cinque misure cautelari e un sequestro di beni per 500mila euro: è quanto eseguito dalla Guardia di Finanza di Palermo ai componenti di una organizzazione criminale, accusati di associazione a delinquere, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, usura, estorsione e autoriciclaggio.
Nello specifico, uno dei soggetti coinvolti è finito in carcere, tre invece ai domiciliari e uno ha il divieto di dimora nel territorio del capoluogo siciliano. Il provvedimento è stato emesso dal G.I.P. di Palermo, mentre le indagini sono state coordinate dalla Procura del capoluogo siciliano.
L’inchiesta, le indagini e gli accertamenti
L’inchiesta è stata condotta dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo, che tramite intercettazioni telefoniche e ambientali, appostamenti, pedinamenti e videoriprese, hanno ricostruito il modus operandi della banda.
Le indagini sono partite dal 2016 e hanno accertato come l’organizzazione criminale avrebbe erogato prestiti con l’applicazione di tassi di interesse di tipo usurario nei confronti di decine di persone nell’area palermitana e romana, per un ammontare complessivo di circa 150.000 euro. Parte dei proventi illeciti intascati sarebbero stati poi “autoriciclati” dal figlio di uno degli indagati, attivo “collaboratore” del padre nelle azioni criminali, in un’attività economica nel settore della ristorazione nella zona della movida palermitana.
Altri indagati avrebbero agito a vario titolo come intermediari.
Scoperto, inoltre, un un sistema professionale basato sul rilascio di assegni postdatati utilizzati a garanzia dei prestiti erogati. Ai “finanziamenti” sarebbero stati applicati tassi di interesse che sarebbero arrivati fino al 140% annuo. Per la restituzione dei soldi gli indagati avrebbero esercitato anche minacce nei confronti delle vittime.
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