PALERMO – Il tribunale di sorveglianza di Padova ha deciso per la revoca della libertà vigilata e la misura di un anno di colonia di lavoro per Giuseppe Salvatore Riina, figlio del boss di Cosa Nostra, Totò Riina.
Il giudice Linda Arata ha accolto in parte le richieste della procura di Padova che aveva sollecitato una misura di tre anni dopo l’inchiesta avviata dalla Direzione Distrettuale Antimafia che aveva portato alla luce i contatti che Riina jr avrebbe avuto negli ultimi mesi con alcuni spacciatori di droga, già noti alle forze dell’ordine, violando di fatto i limiti della libertà vigilata.
Il figlio del defunto boss sarebbe dovuto rimanere in casa dalle 22 alle 6 per via della misura di libertà vigilata. A incastrarlo, sarebbe stato poi un dossier della polizia di Venezia e del servizio anti-crimine che lo ritrae più volte in compagnia di uno spacciatore tunisino, Tarek Labidi. Riina era, inoltre, in contatto con un’altra trentina di spacciatori che gli avrebbero fornito la cocaina da consumare durante i festini.
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