SANTA CRISTINA GELA – Manifesti con la scritta “No al forno crematorio” sono stati affissi sui balconi delle case e davanti all’ingresso del bar e delle botteghe a Santa Cristina Gela, un piccolo comune della provincia di Palermo con soli seicento abitanti.
La protesta a Santa Cristina Gela
Gli abitanti e gli operatori locali stanno protestando contro la decisione della Giunta comunale di costruire un forno crematorio all’interno del cimitero. Questo progetto è stato affidato a un consorzio di imprese, guidato dalla Civil Engineering Service di Andria, che lo realizzerà attraverso il sistema del project financing. Le procedure di gara per l’appalto sono state recentemente completate, ma ci sono preoccupazioni non solo per i potenziali rischi per la salute e l’ambiente.
Viene sollevata anche la questione dell’utilità dell’impianto, che costerà al consorzio poco meno di due milioni di euro. A Santa Cristina Gela, infatti, si registra una media di soli dieci decessi all’anno da decenni, e non vi è mai stata una richiesta di cremazione. Secondo i progettisti, una volta completato, il forno crematorio sarà in grado di incenerire ogni anno tremila salme provenienti da altri comuni siciliani. Tuttavia, questa argomentazione non ha convinto i residenti che si oppongono alla delibera comunale e alla costruzione del forno.
Per contrastare questa decisione, i residenti, i proprietari di aziende agricole e agriturismi hanno organizzato una raccolta firme nei mesi scorsi. Nonostante abbiano ottenuto duecentoquaranta adesioni, il sindaco Giuseppe Cangialosi ha considerato questa iniziativa inefficace.
I residenti sottolineano l’importanza del territorio di Santa Cristina Gela, apprezzato da molti per i suoi vigneti di alta qualità e i prodotti caseari eccellenti, come la ricotta, la tuma, il caciocavallo e i caratteristici cannoli.