PALERMO – Nicola Di Matteo, fratello del piccolo Giuseppe, rapito nel 1993 a 12 anni su ordine del boss scarcerato ieri, e poi sciolto nell’acido dopo 25 mesi di prigionia, ha detto la sua sulla liberazione di Giovanni Brusca.
“Umanamente non si potrà mai perdonare. Per me il dolore della morte di mio fratello non si rimarginerà mai, per mia madre la sofferenza è ancora più grande“, ha detto all’Ansa.
“Ma abbiamo fiducia nella magistratura che ci è stata sempre vicina. Se non crediamo nella magistratura non crediamo più nello Stato. Brusca ha ucciso mio fratello ma espiato la pena nel rispetto della legge“, conclude.
Il piccolo Giuseppe, ricordiamo, fu rapito il 23 novembre 1993 in un maneggio di Piana degli Albanesi da un gruppo di mafiosi che agivano su ordine del boss Brusca, lo stesso che ieri è tornato in libertà per fine pena.
Poi fu strangolato e sciolto nell’acido. Lo scopo era quello di “punire” il padre Santino, boss pentito. Come una sorta di “regolamento di conti”.
Fonte immagine: Ansa.it
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